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Pensando alle polemiche sul MES, un lascito vero ai decisori politici

Con la fine di questo 2019  , in ritardo a causa delle elezioni europee di giugno scorso ( ma anche per alcuni contrasti dello scorso marzo fra i Governi e la perenne “soap opera ” della Brexit), si chiude definitivamente una stagione particolare  delle istituzioni europee: la nuova Presidente della Commissione  Ursula Von Der Leyen ha ricevuto il voto parlamentare che le permette di entrare in carica ufficialmente mentre il voto in Gran Bretagna chiuderà anche il capitolo Brexit, almeno per quanto riguarda la esistenza di un accordo tra UE e Regno Unito, poi sugli effetti ci sarà tempo per ragionarne… E si chiude anche la vicenda del mandato BCE dove Christine Lagarde ha preso servizio effettivo dallo scorso mese sostituendo Mario Draghi.

 

Ovviamente si possono e si debbono coltivare- nel rispetto delle idee- pensieri diversi e simpatie ma va detto che a giudicare dai giudizi unanimi di tutta la stampa europea la presenza di Mario Draghi ha registrato una stima ed una attenzione pressochè unanime ed anche gli avversari del suo pensiero economico gli riconoscono doti di  confronto e dialogo pur nella fermezza delle sue convinzioni.

Peraltro pochi giorni prima del passo d’ addio, Draghi , prima di ….”chiedere alla moglie cosa fare ” (battuta nell’ultima press conference Bce) è intervenuto  in maniera approfondita sulle tematiche di panorama e di scenario europeo che hanno caratterizzato il suo mandato. Nel discorso pronunciato in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa in Economia all’Università Cattolica del Sacro Cuore (ora pubblicato integralmente sul sito ECB  BCE  e  che è l’ occasione di questa riflessione NDR) in realtà parlando di conoscenza, coraggio, umiltà, racconta il percorso su cui si sono confrontati tutti i  policy makers europei di questi anni, con risultati diversi  tra loro e non sempre con fama o risultati duraturi.

Rimane il fatto che, pur se si è evitato il peggio ( riandare all’ inizio della crisi al 2008, oppure agli spread di almeno 7/8 Paesi oltre la soglia dei 500 punti di differenza oppure alla condizione di Grecia ed Irlanda al momento culmine della loro crisi economica per esempio….) siamo comunque  all’alba di una nuova situazione di progettazione economica nonostante Draghi sia partito lasciando il riavvio del Quantitative Easing nella misura di 20 miliardi di euro al mese e senza una data di scadenza.

 

E siamo in una nuova fase “obbligatoria ” di ripensamento perchè , nonostante che peraltro le idee di Christine Lagarde siano spesso apparse al Fondo Mondiale ben meno “sociali” di quelle di Mario Draghi, in realtà questi anni passati hanno detto a tutti noi -comunque la pensassimo- che  le politiche monetarie da sole non bastano e non basteranno più.

Le nuove sfide dei progetti 2021-2027 e il piano dei 1000 giorni di Von Der Leyen, se vogliono essere strutturali e non mere affermazioni di principio  hanno bisogno di investimenti pubblici per l’ Europa Green; investimenti strutturali per cambiare industrie,garantire l’ ambiente e cambiare molti consolidati stili di vita.

E per fare investimenti servono risorse , il che vuol dire che il futuro economico dei policymakers europei passa attraverso più politiche fiscali comuni ed una economia “più sociale”.

Per questo il testo del discorso di Draghi è interessantissimo e dice  con verità questo : si può non agire; si può decidere di non voler sbagliare e non agire, si può anche non agire per paura. Ma non agire è anche una scelta.

Declinata al passato,per l’ Europa

ECB BCE

Il discorso di Mario Draghi alla Università Cattolica

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