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Do You Remember MES ?

La politica italiana ( non solo da noi, ma qui  si raggiungono vette spesso patologiche) si accapiglia per una settimana o due facendo leva sui media compiacenti e un argomento sembra divenire  quasi come un proverbiale “zio di famiglia”: tutti lo conoscono ,nessuno realmente lo frequenta. Feste a parte.

Nella schiera degli argomenti da prima pagina oggi scomparsi a poche settimane dai furori delle news, certamente un posto di rilievo spetta al MES, ovvero al Meccanismo Europeo di Stabilità, prova provata per alcuni dell’ aggiogamento italico al carro burocratico dell’ Unione Europea e elemento di liberazione e sviluppo per gli altri.

Come sempre un dibattito deficitario di elementi di riscontro e di conoscenza diretta degli argomenti.

Non vogliamo fare la morale a nessuno ma qui cerchiamo di riflettere seriamente sull’Unione Europea e su come utilizzarla al meglio perciò permetteteci un passo indietro ed uno avanti considerando che il Mes ( ESM nell’acronimo europeo) nacque nel 2012 e che in questo 2020 le negoziazioni avute dovrebbero portargli nuove funzioni, importanti, ma spesso assai diverse da quelle che sono state raccontate.

Innanzitutto i “fondamentali” : Il meccanismo europeo di stabilità  è una organizzazione intergovernativa a cui partecipano i 19 Paesi dell’ Ue che fanno parte dell’ Euro ed ognuno esprime rappresentanza  a seconda di quanto ha messo nel bilancio garantendo fondi per il fine primario di un accesso immediato ai programmi di assistenza finanziaria per gli Stati membri della zona euro in difficoltà: accedendo alle pagine del sito web ( utili per chiarirsi moltissime cose  mai affrontate durante il dibattito svoltosi anche in Parlamento…ndr) si scopre che gli Stati che ne hanno usufruito sinora sono Grecia,Cipro,Portogallo,Irlanda e Spagna, cioè storicamente parlando-o cronachisticamente parlando- quelli che sono andati in difficoltà proprio all’inizio della crisi del 2008 e che per lo più hanno iniziato un cammino “virtuoso” tanto che oggi il processo di aiuti alla Grecia è virtualmente terminato e certamente Portogallo ed Irlanda si sono riprese mentre la Spagna nonostante la crisi politica che l’ ha vista votare 4 volte negli ultimi due anni ha comunque un tasso di crescita superiore al nostro.

I Dirigenti di questo organismo intergovernativo dipendono dunque dalla contribuzione e va considerato che i primi contributori sono nell’ordine la Germania con il 27 per cento del Fondo,la Francia con il 20 per cento, l’ Italia con il 18 percento e la Spagna con il 12 per cento. Considerando che per le decisioni da prendere serve l’ 85% dei consensi, si comprende come i primi tre Paesi, tra cui noi, possano esercitare un diritto di veto, che forse è incomprensibile, democraticamente parlando, ma certamente costituisce una barriera difensiva per l’ Italia di cui si è poco parlato nelle polemiche sui media.

Oltre al Fondo iniziale di 80 miliardi di euro il Board dell’ Esm può ricorrere al Mercato avendo la garanzia degli Stati partecipanti per emettere titoli che possono procurare fino a 700 miliardi di euro utilizzabili nell’obiettivo di assicurare stabilità economica agli Stati membri che ne facciano richiesta .

Gli Stati che aderiscono al Mes e partecipano alla sua attività e rispettano le norme indicate dal Board ma soprattutto dalla  Commissione  Europea  ed il Consiglio Europeo, possono avere anche accesso  all’aiuto previsto dalla Bce di acquisto di titoli pubblici in caso di grave difficoltà macroeconomica conclamata.

In poche parole, e ancor più con la riforma studiata nel 2019, il Mes riduce l’ incertezza sul mercato finanziario circa la solvibilità dei singoli Paesi, e inoltre  svolge un compito, di fatto, di prestatore di ultima istanza in caso di gravissima crisi conclamata ( il caso della Grecia per esempio, che oggi potrebbe essere affrontato in fretta e senza i conclavi durati più di un anno e mezzo all’ epoca).

 

Ora, per non vedere solo le cose positive, certamente questo richiama una maggiore rappresentanza e democraticità delle decisioni e ancor più va notato che nel Board attuale l’ Italia ha il segretario Generale e forse potremmo chiedere di più , ma questo dipende solo da noi e dalla nostra capacità di trattativa e diplomazia.

Inoltre il punto di frizione più forte è certamente quello legato alle condizioni che si richiedono al Paese che dovesse aver bisogno di richiedere aiuto al Mes  ; ma questo tra la visione del Nord Europa ed in parte della Germania,ovvero l’ idea di una politica di rigore nella finanza e contabilità pubblica ed una politica economica più aperta verso uno “sbilancio”  graduato e possibile in favore di investimenti è una questione sempre aperta e forse ineludibile per le politiche economiche di una federazione di Stati tanto diversi storicamente ed economicamente parlando.

Per ora il compromesso trovato è che gli Stati che vorranno accedere agli aiuti lo potranno fare firmando una lettera di intenti, senza essere obbligati a dettagliare le riforme se in regola con i parametri di Maastricht, tra cui il 60% del rapporto debito/PIL. Cosa che per ora autorizzerebbe solo 10 dei 19 Paesi subito, tra cui non l’ Italia, che dovrebbe , come gli altri 8 inserire nella lettera di intenti il dettaglio delle riforme che intende varare per garantire il rispetto dei parametri di Maastricht ( e che comunque dovrebbe tenere presenti ad ogni redazione del progetto di Legge di Bilancio annuale).

Questo dibattito è certamente presente e da precisare nella Riforma. E ci riguarda personalmente, ma come ci riguarda personalmente ogni Legge di Bilancio e la sua armonizzazione con le norme europee.

L’ altra questione, eminentemente politica riguarda la guida delle eventuali crisi economiche : finora il caso della Grecia è stato il più eclatante con la famosa “Troika”: Commissione, Bce,FMI. Ora la troika è superata e il Mes può avere una sua autonomia nel guidare la negoziazione con i Paesi che fanno richiesta, ma ovviamente i 19 rappresentanti dipendono direttamente dai loro Governi e questo sembra riproporre un altro degli annosi problemi UE: decide la Commissione o decide il Consiglio Europeo ? Visione federale o visione inter-governativa ?

Questo è molto importante nella valutazione della semplificazione delle procedure per la ristrutturazione del debito che da un lato aiutano a ricevere i fondi ma dall’altro potrebbero portare ad una ridefinizione del valore dei titoli sovrani del Paese richiedente e quindi ad una sostanziale  sopravvalutazione del costo del debito che certo non aiuta chi dovesse trovarsi in una difficoltà tale da ricorrere al Mes. E’ oggettivamente un possibile problema e va monitorato, perchè l’attuazione inizierebbe presumibilmente dal 2022.

Infine la questione banche , su cui ci si è molto esercitati,  sull’impatto  possibile per i conti correnti dei cittadini semplici. La verità è che il Fondo di risoluzione unico per aiutare gli Istituti di credito in difficoltà avrà una rete di salvataggio -il famoso,citatissimo, “backstop”- pari all’ 1 per cento dei depositi garantiti ,dunque saranno le banche  della zona euro a finanziare con 55 miliardi questo Fondo. Il che sarebbe pure un sollievo per noi, visto che finora i cosiddetti “salvataggi” sono stati fatti a spese  degli istituti italiani  e dello Stato Italiano, da soli, senza fondi europei.

Insomma non è prendere o lasciare. Struttura del Mes a parte, che noi abbiamo contribuito a costruire dal Governo Berlusconi del 2011 e Governi seguenti tutti sino ad oggi.

E alcuni punti dell’ accordo potranno certo essere rivisitati, soprattutto se crescerà l’ attenzione in Europa per una comune politica economica europea, più aperta verso gli investimenti  e le questioni sociali che verso l’ austerità passata. Ma come diceva l’ opera famosa ,” Madamina ,il catalogo è questo….” e allora almeno parliamo dei contenuti reali.

 

LINK

https://www.esm.europa.eu/

Il completamento dell’ Unione Bancaria nell’ Ue e Zona Euro

 

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