Il Covid-19 ha colpito in maniera drammatica il tessuto economico, produttivo e sociale dell’intera Europa, tanto da rendere necessario il riorientamento delle risorse europee stanziate nell’ambito dei Fondi strutturali di investimento per consentire la realizzazione di iniziative finalizzate a fronteggiare l’emergenza, con particolare riferimento al settore sanitario e a quello degli interventi a supporto della liquidità delle imprese.
La riprogrammazione dei PO regionali, oltre ad aver portato a una rimodulazione della spesa sui diversi Assi, ha conseguentemente coinvolto alcuni degli indicatori territoriali osservati da MonitoRA – la piattaforma che MeridianaLab ha messo a disposizione per monitorare l’andamento degli indicatori di risultato attesi per singola regione in ritardo di sviluppo. Con l’aggiornamento di dicembre 2020 la piattaforma è stata riallineata alle versioni aggiornate del quadro degli indicatori contenute nei POR rimodulati ad eccezione della Sicilia per la quale non è ancora disponibile il POR rielaborato.
Dal confronto tra la versione precedente e le ultime versioni dei POR FESR monitorati, non si evincono sostanziali modifiche e, cosa che stupisce, non vengono adeguati i target attesi (per una analisi di dettaglio si rimanda a quanto contenuto nell’allegato1 – Riepilogo indicatori territoriali per le politiche di sviluppo post riprogrammazione Covid-19 in calce):
- per la Calabria gli indicatori restano quelli della fase di programmazione;
- per la Basilicata si segnala l’aggiunta di un indicatore sull’Asse 3 “Addetti alle imprese e alle istituzioni non profit che svolgono attività a contenuto sociale”;
- la Campania vede l’introduzione di due nuovi indicatori sull’Asse 1 “Incidenza percentuale dei posti letto di terapia intensiva sul totale dei posti letto accreditati” e l’Asse 10 “Consumi di energia elettrica della PA per Unità di lavoro”;
- modifiche più consistenti interessano il POR FESR della Puglia, sul quale sono stati aggiunti 2 nuovi indicatori, uno sull’Asse 4 “Numero massimo dei superamenti del limite per la protezione della salute umana previsto per il pm10” e l’altro “Rifiuti urbani smaltiti in discarica per ab/anno” sull’Asse 6 ed eliminati quattro indicatori, tutti afferenti all’Asse 12 “Sviluppo urbano sostenibile”.
La riprogrammazione avviene in un momento del ciclo di vita delle politiche in cui è naturale effettuare le prime valutazioni. L’Agenzia per la Coesione territoriale ha reso noto che tutti i Programmi Operativi (PO) cofinanziati dal Fondo FESR del ciclo 2014-2020 hanno superato i target di spesa previsti. Dal lato della spesa, dunque, le regioni italiane possono dirsi soddisfatte. Non è invece possibile, per un consistente numero di indicatori di risultato, valutare il livello di raggiungimento dei target fissati dalle singole regioni a causa del mancato aggiornamento delle relative serie storiche, come desumibile consultando la banca dati degli indicatori territoriali ISTAT. A dicembre 2020, infatti, permane la presenza di un blocco di indicatori le cui serie storiche presentano ritardi superiori ai cinque anni, sebbene la maggior parte degli stessi avrebbe dovuto registrare una frequenza di aggiornamento annuale. Si tenga conto che quasi un terzo degli indicatori dell’Accordo di Partenariato scelti dalle regioni in ritardo di sviluppo sono fermi al più al 2016. Le serie storiche ferme da più anni interessano, in particolare, l’Obiettivo Tematico OT7 sul tema trasporti (figure 1 e 2).
Il dato più rilevante è che gran parte degli aggiornamenti risulta ferma al 2018 con una concentrazione media del 43,8% (ovvero 1 dato su 2 risulta relativo a due anni fa!).Se scendiamo a livello regionale si nota che percentuali significative di indicatori non sono mai stati aggiornati dall’avvio del ciclo di programmazione (per una analisi di dettaglio si rimanda a quanto contenuto nell’allegato 2 – Stato di aggiornamento indicatori di risultato per regione). La Puglia e la Basilicata sono le regioni con la percentuale più elevata di indicatori in forte ritardo di aggiornamento (rispettivamente 35,2% e 34,6%). La Campania, invece, dispone del sistema di misurazione meno aggiornato: per il 14,7% di indicatori il SISTAN, dalla data di approvazione del Programma, non ha reso disponibili nuove osservazioni delle serie storiche.
Alle porte della nuova programmazione, questi elementi risultano fortemente penalizzati per un sistema di misurazione dei cambiamenti tanto più necessario in un contesto globale in rapida evoluzione. È necessario introdurre nuove misure e sistemi di rilevazione, ricorrendo in maniera più decisa alle fonti non convenzionali. La letteratura scientifica ha accumulato negli ultimi anni notevoli evidenze sul versante delle statistiche sperimentali derivate da fonti non tradizionali che vanno portate a valore nel quadro della programmazione delle politiche pubbliche. Il dibattito nei prossimi mesi deve concentrarsi su questi aspetti per non vanificare questo approccio che rappresenta l’elemento cardine per valutare gli effetti delle politiche di coesione territoriale.
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