Prima di addentrarci nei meandri del PNRR decodificato dalla parola chiave Gender Equality è importante soffermarci su alcuni dati statistici che in maniera oggettiva ci restituiscono, grazie ad una lettura critica, il reale stato di salute del nostro paese rispetto a tale tematica.
I dati interrogati sono quelli relativi alla differenza di salario percepito da uomini e donne con diverse mansioni. La personale scelta è ricaduta su questo indicatore poiché tra i vari sembra dare un risultato trasversale rispetto alle 5 priorità individuate dalla Strategia Nazionale sulla parità di genere.
Mentre la Commissione plaude all’accordo politico raggiunto oggi tra il Parlamento europeo e gli Stati membri dell’UE sulla Direttiva relativa a salari minimi adeguati, in Italia il salario proprio in questi giorni è al centro di un bollente scontro politico ed alimenta il dibattito sociale.
La Direttiva Europea figlia del principio 6 del pilastro, “Retribuzioni” punta a garantire che i lavoratori nell’Unione siano adeguatamente retribuiti considera inoltre i salari adeguati come essenziali per assicurare condizioni di vita e di lavoro adeguate, come pure per costruire società ed economie eque e resilienti |
I dati Eurostat 2019 relativi ai Salari lordi mensili per Paese ed età sono difficilmente equivocabili, l’Italia si posizione tra i Paesi Europei a metà classifica con 2.102 euro mensili, una cifra che è cresciuta relativamente poco rispetto ai 1.781 del 2006 (https://www.truenumbers.it/stipendi-medi-italia-europa/), una riforma in tal senso appare necessaria.
In questo scenario si innesta l’ulteriore divario tra i salari percepiti dalle donne e quelli percepiti dagli uomini, la conseguenza logica è di facile individuazione.
I primi dati individuati sono quelli rilasciati dall’Istat, che sebbene un po’ datati sono risultati interessanti per una considerazione iniziale (https://www.istat.it/donne-uomini/bloc-2d.html?lang=it). Letti per singolo elemento potrebbero anche indurci ad una valutazione positivo rispetto al raggiungimento di una formale parità. I punti percentuali restano a sfavore delle donne ma il divario è davvero minimo. Se non fosse per quell’unico dato che pone l’indicatore così in alto che visivamente sembra appartenere a qualche altro schema (23% più bassa per le donne a fronte del 5% come valore medio nel 2017). Il reddito del menager uomo è esponenzialmente più alto rispetto a quello della donna. Questo dato ha una portata simbolica illuminante quando si tratta della stanza dei bottoni la donna resta indietro, molto indietro.
Torna preponderante il soffitto di cristallo. Quell’ostacolo invisibile che nella sua evanescenza spiana la strada ai luoghi comuni per i quali qualsiasi recriminazione è decisamente immotivata.
La vetustà di questo dato, ha necessariamente richiesto un approfondimento che ci ha condotto ad interrogare i dati Eurostat (https://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?dataset=teqges01&lang=en “riferiti all’anno 2019, tranne che per Grecia e Irlanda, i cui dati si riferiscono al 2018) risulta che quello medio (ossia la differenza nella retribuzione oraria lorda tra uomini e donne) è pari al 4,7% (al di sotto della media europea che è del 14,1%), mentre il divario retributivo di genere complessivo (ossia la differenza tra il salario annuale medio percepito da donne e uomini) è pari al 43% (al di sopra della media europea che è invece pari al 37%)” (https://temi.camera.it/leg18/infografica/OCD1778-20/politiche-genere-2021-3.html) come riportato dallo stesso Dossier rilasciato dalla Camera dei Deputati il 2 marzo scorso.La sfida raccolta dal PNRR mira non solo a diminuire questo come altri divari ma vuole incidere su un cambio di mentalità, volendola tradurre dalla teoria alla pratica, è quella di rendere sostanziale una parità che di fatto ed allo stato attuale lo è solamente dal punto di vista formale attraverso interventi diretti o indiretti.
Secondo il documento “Le diseguaglianze di genere in Italia e il potenziale contributo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per ridurle” a cura della Ragioneria generale dello Stato e Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’economia e delle finanze …”prendendo a riferimento le sole risorse PNRR è emerso che: gli interventi mirati alle donne rappresentano circa l’1,6 per cento del totale (3,1 miliardi circa) e si concentrano nelle missioni 4 e 5; il 18,5 per cento (35,4 miliardi) riguarda misure che potrebbero avere riflessi positivi anche indiretti, nella riduzione dei divari a sfavore di donne; per la parte restante (77,9 per cento, pari a 153 miliardi) la possibilità di incidere per ridurre divari esistenti dipende molto dai dettagli dell’attuazione…”.
La Missione 5 “Inclusione e coesione” che ha quale obiettivo “Un nuovo futuro per tutti i cittadini da costruire attraverso l’innovazione del mercato del lavoro, facilitando la partecipazione, migliorando la formazione e le politiche attive, eliminando le disuguaglianze sociali, economiche e territoriali, sostenendo l’imprenditorialità femminile” (https://italiadomani.gov.it/it/il-piano/missioni-pnrr/inclusione-coesione.html) ha tra gli interventi diretti più innovativi la creazione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere, che mira ad assicurare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ridurre il gender pay gap, soprattutto promuovendo la trasparenza sui processi lavorativi nelle imprese dando visibilità alle qualifiche e al reddito.
Sarà, poi, incoraggiata l’imprenditoria femminile rimodulando i sistemi attuali di sostegno, agevolando le realtà già esistenti e supportando le startup dal punto di vista tecnico-manageriale avendo uno sguardo attento alla comunicazione al fine di incidere su un necessario mutamento della mentalità.
La Missione 4 “Istruzione e Ricerca” è interessata da importanti investimento sul Piano Asili Nido che ha quale obiettivo “Migliorare l’offerta educativa fin dalla prima infanzia e offrire un concreto aiuto alle famiglie, incoraggiando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra vita familiare e professionale. Saranno disponibili 264.480 nuovi posti negli asili. È previsto quindi il superamento del target europeo fissato al 33%.” (https://italiadomani.gov.it/it/Interventi/investimenti/piano-asili-nido.html)
Degni di nota sono anche gli interventi finalizzati all’incentivazione e al rafforzare delle competenze STEM, linguistiche e digitali delle donne da sempre dirottate su altri ambiti.
Le altre misure, a titolo esemplificativo e non esaustivo, relative al miglioramento dei trasporti, alla BUL, al rafforzamento dell’assistenza domiciliare, benchè di pregevole fattura sembrano per la loro portata generale un’occasione persa rispetto ad una maggiore incisività nel raggiungimento dell’obiettivo.
La breve disamina, che non ha nessuna presunzione di esaustività, ci mostra sicuramente un movimento interessante che però spesso non è sostenuto da interventi territorialmente situati di pari intensità, a questo punto solo il tempo potrà dirci se la ripresa e resilienza delle donne di questo Paese sarà direttamente riconducibile al PNRR o frutto della loro tenacia e della loro forza di volontà.
N.B.
Approfondisci il tema, trattato dalla stessa autrice, della Parità di Genere, individuata quale tematica chiave e necessario motore per dare impulso alla crescita ed allo sviluppo dei Paesi Europei:
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