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Dalla cooperazione marittima a quella di “bacino”

Il “trasferimento” della cooperazione marittima dalla componente transfrontaliera a quella
transnazionale ha un impatto evidente sull’Italia, dato che ben 7 Programmi su 19 sono
transfrontalieri marittimi e che tutti (tranne Grecia-Italia) hanno Autorità di Gestione italiana. La Commissione Europea ha spiegato che tale scelta non risponde alla volontà di cancellare la cooperazione marittima, ma piuttosto di semplificarla, rafforzarla ed integrarla nell’ambito della cooperazione transnazionale. In realtà, non sembra proprio che sia così.

Quando nel settembre 2017 la Commissione Europea ha approvato una Comunicazione 1 per approvare una serie di azioni a supporto delle regioni frontaliere, focalizzandosi unicamente sui “Land borders”, si è subito acceso il campanello di allarme per le aree attivamente coinvolte nella cooperazione transfrontaliera marittima.
Questo indirizzo è stato confermato anche nel Keynote speech che la Commissaria per la Politica Regionale Corina Creţu ha tenuto all’ALDE Group Conference il 27 marzo 2018 2 , che di fatto ha anticipato il contenuto della proposta formulata nella bozza di Regolamento Interreg 2021-2027.
Al fine di ridurre la frammentazione e le sovrapposizioni esistenti tra i Programmi di Cooperazione, la Commissione Europea propone, per la programmazione post 2020, il “trasferimento” della cooperazione marittima dalla componente transfrontaliera a quella transnazionale (componente 2B).
Unica deroga la possibilità, per le regioni lungo le frontiere marittime che sono collegate via mare da un “fixed link” – ovvero la presenza di un ponte o di un tunnel – di essere sostenute anche nell’ambito della cooperazione transfrontaliera.
La Commissione Europea ha parlato del passaggio ad un approccio territoriale di “bacino”,
spiegando più volte che tale scelta non risponde alla volontà di cancellare la cooperazione
marittima, ma piuttosto di semplificarla, rafforzarla ed integrarla nell’ambito della cooperazione transnazionale.
Tuttavia, le ricadute di queste disposizioni smentiscono questo intento.
Non si può parlare di una vera semplificazione, dato che non viene richiesta una mera riduzione ed accorpamento di programmi pre-esistenti, ma una vera e propria rivoluzione della geografia delle aree di cooperazione, così come la conosciamo da più di 25 anni. Questa totale assenza di continuità, comporterà l’eliminazione totale o parziale delle attuali strutture di gestione dei Programmi transfrontalieri marittimi e l’identificazione di nuove Autorità di Gestione ex novo, ovvero la concentrazione di competenze molto più ampie e complesse su una o due Autorità di Gestione esistenti. Queste modifiche avranno certamente un impatto notevole sull’organizzazione amministrativa e sull’avvio dell’attuazione dei nuovi Programmi di bacino. Inoltre, la proposta di Regolamento Interreg non propone criteri generali per l’individuazione di questi Programmi e non fornisce sufficienti chiarimenti su come garantire una adeguata fase di passaggio dalla modalità attuale a quella futura.
In secondo luogo, non si può affermare che sia previsto un rafforzamento. Il trasferimento dei programmi di cooperazione marittima dalla componente transfrontaliera, che può contare su una percentuale maggiore di risorse e che è basata su progetti di natura bilaterale o trilaterale 3, a quella transnazionale, in cui le risorse sono inferiori e la competizione tra territori è più elevata in ragione di un’area di cooperazione più vasta, determina di per sé una netta riduzione delle risorse sui cui potevano contare i beneficiari dei Programmi transfrontalieri marittimi.
Anche in tema di integrazione tra componente transfrontaliera e transnazionale della
cooperazione marittima, ulteriori chiarimenti devono essere forniti sul funzionamento di eventuali “sub-programs”, che vengono citati nella proposta di Regolamento Interreg. Infine, non risulta ancora evidente se i Programmi di Bacino dovranno integrare anche i Programmi di cooperazione transfrontaliera esterna (attuali ENI ed IPA II) che insistono su confini marittimi.
Questa nuova architettura ha un impatto evidente sull’Italia, dato che ben 7 Programmi 4 su 19 sono transfrontalieri marittimi e che tutti (tranne Grecia-Italia) hanno Autorità di Gestione italiana.
Un aspetto dirimente per il nostro paese sarà la configurazione delle aree di cooperazione
nell’ambito del Mediterraneo, tenendo conto di diversi aspetti: presenza di un programma
transnazionale (Adrion) che copre la strategia macroregionale EUSAIR e che già coinvolge il
Mediterraneo orientale; mancata chiarezza sull’integrazione o meno dei tre programmi di
cooperazione transfrontaliera esterna (ENI Med, ENI Italia-Tunisia, IPA Italia-Albania-Montenegro);
difficoltà per l’Italia di prevedere due Programmi che la dividono verticalmente tra il versante adriatico-ionico e quello tirrenico. Al momento, si possono identificare cinque possibili scenari.

SCENARI PER IL BACINO MEDITERRANEO

  1. Mantenimento dello status quo con qualche adeguamento
    Integrazione di qualche programma transfrontaliero marittimo in uno transnazionale/di bacino con maggiori evidenze di sovrapposizione
  2. MED di bacino
    Integrazione di tutti in transfrontalieri marittimi nel Programma MED.
    Mantenimento dei Programmi di cooperazione transfrontaliera esterna ENI ed IPA.
  3. MED di bacino che include anche ENI Med, ENI Tunisia e IPA
    Come il precedente ma con l’integrazione dei Programmi di cooperazione transfrontaliera esterna.
  4. Distinzione tra MED Occidentale e Adrion
    A differenza dei precedenti, integrazione dei Programmi IT-HR e GR-IT in Adrion.
    Integrazione di IT-FR marittimo e di IT-MT nel Programma MED che coprirebbe solo il lato occidentale. Ad eccezione di ENI-CBC MED che è un Programma di bacino.
    4 ENI CBC MED, ENI Italia-Tunisia, IPA Italia –Albania-Montenegro, Italia-Malta, Italia-Francia Marittimo, Italia- Croazia, Grecia-Italia.
  5. MED Occidentale e Adrion con inclusione anche ENI Med, ENI Tunisia e IPA
    Come il precedente ma con l’integrazione dei Programmi di cooperazione transfrontaliera esterna: ENI Med ed ENI Tunisia nel Med occidentale e IPA in Adrion.

Per i mesi futuri, sarà dunque fondamentale sfruttare al massimo i margini di negoziato a
disposizione degli Stati membri, prima della presentazione della proposta di elenco dei Programmi CTE da parte della Commissione Europea, per poter formulare proposte concrete che disegnino la mappa della cooperazione marittima 2021-2027.

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