Lo scorso gennaio la Commissione europea ha adottato la seconda relazione sull’attuazione delle quattro Strategie Macroregionali dell’Unione europea esistenti: le strategie dell’UE per la regione del Mar Baltico (EUSBSR – nata nel 2009), del Danubio (EUSDR – nata nel 2010), Adriatico-Ionica (EUSAIR – nata nel 2014) e Alpina (EUSALP- nata nel 2016).
Le Strategie Macroregionali (SMR) si configurano come uno strumento d’attuazione bottom up della Cooperazione Territoriale. Un framework che permette all’Unione europea ed ai suoi Stati membri, il coordinamento e l’integrazione delle politiche e della cooperazione, con l’obiettivo di affrontare in maniera efficace sfide e criticità comuni e, al contempo, di sviluppare potenzialità comuni e di diffondere best practice, in un sistema sinergico e solido tra tutti i territori interessati.
Le priorità tematiche individuate sono quelle concernenti la crescita fondata sull’innovazione, la mobilità sostenibile e le interconnessioni relative a tutte le modalità di trasporto (promuovendo l’energia pulita, la cultura e il turismo sostenibile), l’ambiente e/o i cambiamenti climatici.
Uno strumento con una governance multilivello, multinazionale e multisettoriale, che non ha fonti di finanziamento ad hoc, ma le strategie macroregionali possono essere sostenute dai fondi strutturali e di investimento europei (ESIF), per il periodo 2014-2020, e lo strumento di assistenza preadesione (IPA), per i paesi non UE. Questo presuppone, dunque, un utilizzo efficiente delle risorse esistenti con una forte concertazione territoriale a tutti i livelli istituzionali e settoriali.
Dal 2009, quando il Consiglio ha approvato la strategia per la regione del Mar Baltico, ad oggi le Strategie Macroregionali hanno aumentato notevolmente la loro importanza, tanto da essere diventate parte integranti del quadro strategico del UE. Esse rappresentano un valore aggiunto nell’ambito della cooperazione territoriale, quale “piattaforma per una governance multisettoriale, multinazionale e multilivello”, aperta anche a Paesi che non fanno parte dell’UE, supportandoli nel rafforzare i loro legami con l’Europa e nel mitigare i possibili effetti negativi alle frontiere esterne.
Attualmente, le 4 strategie coinvolgono 19 Paesi dell’UE (Austria, Bulgaria, Croazia, Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Repubblica slovacca, Slovenia e Svezia), 8 Paesi terzi (Albania, Bosnia-Erzegovina, Liechtenstein, Moldavia, Montenegro, Serbia, Svizzera e Ucraina) ed oltre 340 milioni di persone.
Alcuni paesi dell’UE, come Germania e Slovenia, sono coinvolti in tre strategie, mentre Croazia, Italia e Austria rientrano in due strategie. Dei paesi extra UE, tre, ossia Bosnia- Erzegovina, Montenegro e Serbia, fanno parte di due strategie macroregionali dell’UE. Il nostro Paese, attraverso le regioni coinvolte, partecipa a due Strategie: la macroregione adriatico-ionica e quella alpina.
La relazione valuta lo stato di attuazione delle quattro strategie in essere fornendo, inoltre, raccomandazioni e suggerimenti utili ad un possibile sviluppo delle strategie macroregionali, alla luce del pacchetto legislativo post 2020.
Il documento evidenzia, tra i risultati raggiunti dalle diverse strategie, come “lo sviluppo delle macroregioni e dei bacini marittimi abbia contribuito a rafforzare l’approccio territoriale e la cooperazione territoriale europea come aspetto trasversale della politica di coesione” e sottolinea anche come la partecipazione dei Paesi dei Balcani occidentali a EUSAIR ed EUSDR “contribuisca in modo significativo a promuovere la loro integrazione nell’UE. La richiesta presentata al Consiglio dai quattro Stati UE appartenenti alla EUSAIR (Croazia, Grecia, Italia, Slovenia) per l’inclusione dell’ex Repubblica jugoslava di Macedonia nella strategia rappresenta un passo concreto in questa direzione”.
Tra le buone pratiche segnalate, vengono evidenziati avvisi mirati o punti bonus per progetti con rilevanza strategica macroregionale, anche se non sono ancora attivi sistemi di monitoraggio efficienti per misurarne l’impatto.
Se molto è stato già fatto negli ultimi dieci anni, tante ancora sono le sfide da vincere.
Uno studio indipendente ordinato dalla Commissione – cosiddetto Studio COWI– elenca gli ostacoli da superare, che impattano negativamente sul processo di cooperazione, al fine di garantire un’attuazione efficace delle SMR.
In primis la governance, che risente notevolmente dei cambiamenti a livello istituzionale e di organico. Un sistema di governance efficace richiederebbe un equilibrio tra livelli di uguale importanza, quali ministri, coordinatori nazionali e coordinatori tematici. La relazione suggerisce “al fine di innalzare il loro profilo politico, le strategie macroregionali beneficerebbero della visibilità politica fornita dalle riunioni ministeriali e da una dichiarazione ministeriale in concomitanza con i forum annuali, come nel caso della EUSAIR”, che vede coinvolte le regioni italiane della sponda occidentale dell’Adriatico e tutti i Paesi della sponda orientale. Nonostante la governance sia ampiamente sostenuta da tutte le SMR, sarebbe auspicabile una maggiore partecipazione della società civile, per rafforzare il concetto di approccio bottom up. Ed anche in questo caso, nell’ambito della EUSAIR è molto ampia la partecipazione del settore privato durante i diversi panel del Forum annuale.
La programmazione politica, la comunicazione e le fonti di finanziamento sono gli altri step da migliorare e che spesso sono dei punti di debolezza nell’attuazione delle SMR.
La relazione sottolinea, ancora, come il miglioramento della comunicazione interna ed esterna delle SMR, accrescerebbe la partecipazione e la consapevolezza degli stakeholders subnazionali, che continuano ad avere un ruolo marginale.
Nonostante le opportunità di finanziamento a gestione diretta o indiretta, l’attuazione delle strategie avviene in prevalenza attraverso i programmi Interreg. L’integrazione di risorse e obiettivi di una strategia macroregionale in quadri nazionali e regionali rimane una questione critica.
I negoziati in corso sul nuovo ciclo di programmazione 2021-2027 rappresentano dunque “un’opportunità unica per dimostrare e rafforzare l’impegno nei confronti delle priorità” stabilite dalle stesse macroregioni, che “hanno ottenuto visibilità politica e generato aspettative molto elevate”.
Nelle conclusioni della Relazione si sottolinea la necessità un maggiore “impulso politico” a livello nazionale e regionale per garantire la sopravvivenza delle Strategie macroregionali.
Un approccio macroregionale potrebbe offrire un framework politico appropriato, per un’azione coordinata e cooperativa, a condizione che i paesi e le regioni interessati condividano realmente gli stessi obiettivi.
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