Il nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027, è stato presentato alle istituzioni, la Camera dei Deputati il primo ramo del Parlamento interessato, (lo scorso 25 gennaio, ed in esso ancora si teneva conto dell’ uscita del Regno Unito dall’UE al 29 marzo 2019….) e -fermo restando le domande retoriche ed ipotetiche come la data finale Brexit ed il post elezioni europee- rimane che esso apporta alcune innovazioni nel riparto delle risorse, alla luce delle nuove esigenze e sfide da affrontare. In linea generale si propone un aumento di risorse rispetto al bilancio settennale 2014-2020 attualmente in corso (regolamento (UE, EURATOM) n. 1311/2013), che prevedeva: 959,9 miliardi di euro di impegni e 908,4 miliardi di euro di pagamenti a prezzi costanti 2011 (1.082,5 miliardi di euro di impegni e 1.023,9 miliardi di euro di pagamenti a prezzi correnti). Tuttavia, con l’uscita del Regno Unito potrebbero essere richiesti maggiori sforzi finanziari ai Governi dei restanti 27 Stati membri. Secondo stime della Commissione europea, infatti, l’uscita del Regno Unito dall’UE potrebbe produrre una riduzione nel bilancio annuale dell’UE tra i 10 e i 12 miliardi di euro annui, corrispondente a circa il 10% del bilancio annuale dell’UE.
La Commissione europea propone di innalzare gli attuali livelli di finanziamento in settori considerati prioritari e ad alto valore aggiunto europeo, quali:
- ricerca, innovazione e agenda digitale: 115,4 miliardi di euro, di cui 102,5 per ricerca e innovazione e 12,19 per agenda digitale (+60%);
- giovani: in particolare, si prevede il raddoppio dei fondi Erasmus, da circa 15 a 30 miliardi di euro;
- migrazione e gestione delle frontiere: 34,9 miliardi di euro (+154,7%);
- difesa e sicurezza interna: 27,5 miliardi di euro, di cui 13 miliardi per il nuovo Fondo europeo per la difesa (+ 80% circa per quanto riguarda la sicurezza; + 220% per il Fondo europeo per la difesa);
- azione esterna: 123 miliardi di euro (+22%);
- clima e ambiente (programma LIFE): 5,4 miliardi di euro (+70,3%). Inoltre, il 25% (320 miliardi di euro) del bilancio pluriennale è destinato al raggiungimento degli obiettivi climatici rispetto al 20% (206 miliardi di euro) del bilancio pluriennale in corso.
Parallelamente, si preannunciano, a titolo compensativo, alcuni risparmi, soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti complessivi a favore della politica agricola comune (PAC) e della politica di coesione che subirebbero una riduzione.
In dettaglio, la Commissione europea propone una dotazione finanziaria di circa 365 miliardi di euro, a prezzi correnti, per la nuova PAC 2021-2027, corrispondenti al 28,5% del bilancio complessivo dell’UE. Il bilancio della PAC per il 2014-2020 rappresentava, invece, il 37,6% circa del bilancio generale dell’UE, con una dotazione finanziaria pari a 408,3 miliardi di euro. Secondo le stime della Commissione europea, la PAC subirebbe una riduzione del 5% a prezzi correnti rispetto al periodo 2014-2020, il che equivarrebbe a una riduzione di circa il 12% a prezzi costanti del 2018. Appaiono ridotti sia i pagamenti diretti sia le dotazioni del Fondo agricolo europeo per lo sviluppo rurale (FEASR), che si concentra sulla risoluzione di problematiche specifiche delle zone rurali dell’UE. Secondo la Commissione europea, l’Italia avrebbe una dotazione complessiva di circa 36,3 miliardi di euro a prezzi correnti (24,9 miliardi per i pagamenti diretti, circa 2,5 miliardi per le misure di mercato e circa 8,9 miliardi per lo sviluppo rurale) e di circa 32,3 miliardi di euro a prezzi costanti (oltre 22,1 miliardi per i pagamenti diretti, circa 2,2 miliardi per le misure di mercato e 7,9 miliardi per lo sviluppo rurale). Si tratta di una riduzione di circa 4,7 miliardi di euro rispetto agli oltre 41 miliardi della PAC 2014-2020. Secondo la proposta della Commissione europea, l’Italia sarebbe dunque il quarto Paese beneficiario dei fondi PAC 2021-2027, dopo Francia (62,3 miliardi a prezzi correnti; 55,3 miliardi a prezzi costanti), Spagna (43,7 miliardi; 38,9 miliardi) e Germania (40,9 miliardi; 36,4 miliardi).
A fine febbraio, la Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo (Comagri) ha approvato la seconda serie di proposte migliorative della riforma PAC post 2020 presentate con l’obiettivo di raggiungere più equità, semplicità e flessibilità. Nel dettaglio tra gli elementi introdotti dagli europarlamentari della Commissione agricoltura nel regolamento sui piani strategici nazionali della PAC si ricorda: posticipare l’entrata in vigore dei piani nazionali PAC di un anno (al 2022), un tetto agli aiuti oltre 100 mila euro per le grandi aziende con incentivi a redistribuire le risorse alle piccole, 20% del bilancio degli aiuti diretti e 30% dello sviluppo rurale a sostegno di azioni per l’ambiente e il clima, con l’invito a impegnare risorse nella promozione dell’imprenditoria femminile in agricoltura.
Almeno il 5% della dotazione nazionale per i pagamenti diretti dovrebbe essere destinato a un sostegno complementare al reddito ridistributivo per gli agricoltori di piccole e medie dimensioni. Gli Stati che utilizzano più del 10% del loro bilancio per i pagamenti diretti per questo regime di sostegno, possono decidere di non applicare affatto il meccanismo del limite massimo. Almeno il 2% del budget andrebbe poi utilizzato per i pagamenti diretti a sostegno dei giovani agricoltori.
Approvato anche il piano della Commissione che obbliga a istituire servizi di consulenza agricola al fine di informare gli agricoltori su tutti i requisiti e le condizioni relativi ai sussidi, sui modi per prevenire la resistenza antimicrobica e la disponibilità di sostegno all’innovazione e tecnologie digitali. Si richiedono consulenti adeguatamente formati per aiutare gli agricoltori a migliorare la loro competitività, la produzione e le pratiche ecologiche, per consigliarli sulle organizzazioni di produttori e sulla sicurezza delle fattorie, per aiutare coloro che si insediano per la prima volta o vogliono cambiare la loro produzione, per supportarli nel ridurre l’uso di fertilizzanti, gestire in modo sostenibile i nutrienti e adattarsi meglio ai cambiamenti climatici.
Quanto agli agricoltori attivi, i beneficiari dei pagamenti diretti dell’Ue, dovrebbero essere definiti dagli Stati membri in modo da garantire che non venga concesso alcun sostegno a coloro la cui attività agricola costituisca una parte insignificante delle loro attività economiche complessive. Tale definizione al fine di preservare il modello di agricoltura a conduzione familiare dell’Ue.
Il testo approvato in Comagri deve essere ora esaminato dal Parlamento europeo e potrà accadere solo dopo le elezioni, dunque non passerà al vaglio della plenaria in questa legislatura.
Intanto alcune regioni del Mezzogiorno d’Italia hanno ufficialmente avviato il dibattito sulla futura programmazione della Politica agricola comune 2021-2027. Nello specifico la Regione Campania ha avviato la Conferenza agricola campana attraverso cinque tavoli tematici che si sono aperti il 28 febbraio scorso all’assessorato all’Agricoltura sul tema dedicato alla gestione dei rischi, cui sono seguiti per successive altre quattro settimane altri tavoli sui seguenti temi: Sostenibilità ambientale e adattamento ai cambiamenti climatici (07 marzo), Politiche di intervento per la vivibilità delle aree rurali (14 marzo), Sistemi di mercato: strategie per la competitività (21 marzo), Sistema della conoscenza, dell’innovazione e dell’informazione nell’agroalimentare (28 marzo). Nei cinque tavoli tematici sono stati invitati esperti di fama nazionale, opinion leader, organizzazioni di categoria e mondo dell’università e della ricerca per delineare gli scenari futuri del comparto primario ed individuare modalità e strumenti per affrontare le future sfide poste da un mercato sempre più competitivo
Un dibattito che forse è ancora più libero e puntato sugli obiettivi reali da raggiungere, visto che la proposta legislativa di Europarlamento e Commissione Ue, almeno per quanto attiene i pagamenti agli agricoltori e le politiche di sviluppo rurale, è destinata ad essere rimaneggiata all’inizio della prossima legislatura. Tanto è stato deciso lo scorso 19 febbraio dai coordinatori dei gruppi politici della Commissione agricoltura dell’Europarlamento.
La Regione Calabria invece il 26 febbraio scorso ha aperto la consultazione online relativa alla nuova PAC 2021-2027, finalizzata a coinvolgere e far partecipare i cittadini nel dibattito per costruire insieme le nuove strategie regionali in tema di agricoltura e fondi comunitari. In particolare, sul sito istituzionale è disponibile un questionario da compilare online sul portale, al quale sarà possibile partecipare fino al 30 aprile 2019. La formulazione dei quesiti si ispira alla consultazione pubblica condotta dalla Direzione generale Agri della Commissione Ue sulla modernizzazione e semplificazione della PAC e sul pacchetto legislativo proposto dalla Commissione per la PAC 2021-2027. Contemporaneamente partirà una consultazione tecnica aperta alle rappresentanze del partenariato generale dell’agricoltura e dello sviluppo rurale. La consultazione è finalizzata ad una prima analisi dei fabbisogni del territorio e ad aprire un dialogo rispetto agli obiettivi da perseguire nella prossima programmazione.
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