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SEMPLIFICAZIONE E PROCEDURE DI CONTROLLO NEL POST 2020


La semplificazione è stata il principio ispiratore della Commissione
Europea nel mettere a punto le nuove disposizioni della Politica di Coesione per il periodo 2021-2027. Già nel 2015 la Commissione Europea aveva incaricato un gruppo di esperti indipendenti di presentare proposte concrete volte a semplificare l’accesso e l’utilizzo dei fondi dell’UE, anche in preparazione del quadro post 2020. 

La necessità di ridurre il numero di norme e di renderle più concise e più chiare è stata oggettodi riflessione in più documenti; tale esigenza è stata peraltro confermata dai cittadini dell’UE in una consultazione pubblica condotta nel gennaio 2018, dove l’80% degli intervistati ha richiesto norme meno complesse e meno trafile burocratiche a carico di chi beneficia dei fondi dell’UE.

 

Nei fatti le proposte della Commissione Europea per la nuova riforma della Politica di Coesionenel periodo 2021-2027 sono orientate a una forte semplificazione delle attività di formulazione e di gestione (in senso lato) dei Programmi cofinanziati dai Fondi Strutturali.

In tal senso, la Commissione propone un corpus unico di norme per sette fondi attuati in regime di gestione concorrente:

1) Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR);
2) Fondo di coesione;
3) Fondo sociale europeo+ (FSE+);
4) Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP);
5) Fondo asilo e migrazione;
6) Fondo sicurezza interna;
7) Strumento per la gestione delle frontiere e dei visti

Specifiche disposizioni terranno conto delle peculiarità dei singoli fondi, in particolare della diversità nelle impostazioni, nei gruppi target e nelle modalità di attuazione.

Nello specifico delle misure, la Commissione ha inteso affrontare anche il tema della gestione e del controllo, argomenti di estremo impatto sulla buona riuscita dei Programmi operativi.

Già nel 2018, il Consiglio UE in un comunicato stampa del 14 aprile in merito a “Attuazione della politica di coesione dopo il 2020”, tra le altre raccomandazioni:

RITIENE che i sistemi di gestione e di controllo debbano dipendere quanto più possibile dalle norme e dalle autorità nazionali;
INVITA la Commissione, tenendo in debita considerazione le sue responsabilità di esecuzione del bilancio, a concentrarsi in primo luogo sugli audit dei sistemi anziché sui singoli progetti e sul controllo delle spese, che dovrebbero essere principalmente di competenza degli Stati membri;
RITIENE che gli audit svolti dalla Commissione debbano essere basati sul rischio e seguire l’approccio dell’audit unico al fine di evitare audit eccessivi;
INCORAGGIA anche gli Stati membri ad applicare alle verifiche di gestione un approccio basato sul rischio, concentrandosi sulle verifiche laddove sono più necessarie ed evitando controlli approfonditi su ogni elemento delle singole domande di pagamento.

L’obiettivo è la riduzione degli oneri amministrativi a carico dei beneficiari e degli organismi di gestione, preservando un livello elevato di garanzia di legittimità e regolarità.

La proposta della Commissione riguardo alle future norme per la Politica di Coesione mira a un giusto equilibrio tra responsabilità, semplificazione e prestazioni. Malgrado lo snellimento delle procedure, la Commissione continuerà ad applicare norme estremamente severe per la sana gestione finanziaria dei fondi dell’UE. Le autorità nazionali dovranno definire le proprie strategie di audit. Inoltre, a titolo di garanzia, vi sarà ancora una quota di controlli minimi concordati tra la Commissione e gli Stati membri.

 

L’attuale assetto normativo prevede per le imprese e gli imprenditori beneficiari dei fondi SIE meno burocrazia. In generale, per i Programmi che hanno mostrato un buon funzionamento del sistema di gestione e controllo e hanno raggiunto ottimi risultati (ad esempio, un basso tasso di errore), la Commissione propone di ricorrere in più ampia misura alle procedure di controllo nazionali in vigore, con conseguente riduzione del numero verifiche e oneri di audit per i Programmi a basso rischio.

Viene esteso il principio dell’audit unico. Esso prevede che i beneficiari dei fondi, come le piccole imprese ed i piccoli imprenditori, siano sottoposti a un unico controllo piuttosto che a molteplici controlli, in certi casi non pienamente coordinati.

Nella proposta di Regolamento sulle “Disposizioni comuni” COM(2018) 375 final le principali indicazioni sulla semplificazione volte a ridurre gli oneri amministrativi sono riportate nei titoli V e VI, in particolare tra le altre:

opzioni semplificate in materia di costi (rimborso forfettario, tabelle standard di costi unitari o somme forfettarie, con semplificazione metodi di calcolo);
approccio più proporzionato agli audit e estensione del principio “dell’audit unico”: non duplicare audit di una stessa spesa, per minimizzare i costi di gestione e degli audit e gli oneri amministrativi per i beneficiari;
controlli riservati alla sola autorità di audit, nel caso in cui il suo parere è affidabile e lo Stato membro aderisce alla collaborazione con la Procura Europea;
riduzione del numero delle verifiche di gestione basate sul rischio, invece di coprire la totalità delle operazioni. Secondo l’Esecutivo UE ciò ridurrà i costi amministrativi totali del 2-3 % per i fondi della politica di coesione;
revisione una sola volta prima del completamento, per i progetti FESR e del Fondo di coesione inferiori a 400 mila euro di costi ammissibili e i progetti del Fondo sociale europeo inferiori a 300 mila euro.

La DG Regio della Commissione, per rafforzare ulteriormente l’accento posto sulle semplificazioni amministrative, ha pubblicato un agile vademecum che descrive in termini sintetici ben “80 misure di semplificazione” – da cui il titolo “Simplification Handbook” – che investono l’intero “ciclo del programma”. Queste misure, infatti, interessano la formulazione dei Programmi operativi, la loro gestione, il monitoraggio in itinere ed anche le procedure di controllo amministrativo, tecnico e finanziario degli interventi, articolate in dieci aree tematiche, di cui nove generali ed una espressamente riservata all’Obiettivo Cooperazione Territoriale Europea.

Risulta evidente che una semplificazione nell’ambito dei controlli potrà esserci solo se gli audit della Commissione, dell’Autorità di audit e le verifiche dell’AdG restituiranno una situazione di correttezza delle procedure.

In altri termini, una riduzione del carico di Controlli di I livello non può che passare attraverso un miglioramento dell’applicazione della normativa nazionale da parte dei beneficiari. È necessario migliorare il livello di competenza degli operatori interessati con l’obiettivo di ottenere procedure più rispondenti ai dettati normativi e meglio formalizzate che consentano un abbassamento del livello di dettaglio dei controlli dell’AdG.

Unultima riflessione sullo stato attuale del tema dei controlli, da un lato l’attuale assetto normativo interno, con particolare riguardo al codice degli appalti per il quale risulta in corso una procedura di infrazione, e dall’altra l’imminente pubblicazione della comunicazione sulle rettifiche finanziarie C (3452) approvata il 14 maggio 2019.

In particolare, i temi posti sotto la lente di ingrandimento della Commissione sono:

Violazione di norme riguardanti il calcolo del valore stimato degli appalti;
Violazione di norme riguardanti i motivi di esclusione;
Violazione di norme riguardanti il subappalto e l’affidamento sulle capacità di altri soggetti;
Violazione di norme riguardanti le offerte anormalmente basse.

Ciò senza contare che sono imminenti le modifiche all’intero assetto del Codice degli appalti.

Va da sé che in questo contesto la complessità e l’incertezza dello scenario non favoriscono i beneficiari nell’applicazione e di conseguenza non facilitano il lavoro di chi è chiamato a vigilare sulla correttezza delle procedure, rischiando di vanificare nell’operatività il lavoro di semplificazione messo in atto.

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