Il COVID-19 è la più grande emergenza sanitaria per i cittadini, la società e l’economia globale. Partita dalla Cina, la pandemia sta manifestando ora il suo impatto maggiore in Italia, ma è già proiettata in tutta l’Europa causando l’interruzione delle catene di approvvigionamento globali, la volatilità nei mercati finanziari, gli shock della domanda dei consumatori e l’impatto negativo in settori chiave come i viaggi e il turismo. Solo una risposta economica coordinata delle istituzioni e degli Stati membri dell’UE potrà mitigare le ripercussioni economiche di tale crisi.
La Commissione, consapevole di questa necessità, si è attivata per fornire una risposta immediata a livello europeo contro il Coronavirus che ha descritto nella Comunicazione del 13.3.2020 COM(2020) 112 final.
La pandemia COVID-19 costituisce il più imponente shock per l’economia globale ed europea; la crescita del PIL reale nel 2020 potrebbe scendere ben al di sotto dello zero o addirittura essere sostanzialmente negativa. Con riguardo alle variabili macroeconomiche e finanziarie, la risposta della politica economica europea deve essere presa con coraggio e in modo coordinato al fine di raggiungere i seguenti obiettivi:
- contribuire a salvare vite, assicurando i necessari investimenti atti a contenere e ridurre la pandemia.
- assicurare che i lavoratori in Europa (inclusi i professionisti e imprese) siano protetti dalla perdita di reddito e che le imprese e i settori più colpiti ricevano il necessario supporto e liquidità finanziaria;
- mitigare l’impatto in tutti i settori dell’economia con tutti gli strumenti dell’UE e la flessibilità del Quadro Pluriennale dell’UE che gli Stati membri potranno utilizzare appieno.
La priorità è costituita dall’emergenza sanitaria e dalla necessità di salvare vite umane, assicurando la fornitura medica necessaria in tutti i paesi europei coinvolti. Tuttavia, la prima risposta che la Commissione intende fornire agli Stati Membri si caratterizza per l’approccio estremamente flessibile e aderente alle necessità straordinarie che si trovano a vivere gli Stati Membri, ad iniziare dalla valutazione di conformità delle innovazioni fiscali introdotte dagli Stati Membri, in primis in Italia, in risposta alla grave crisi sanitaria.
È altresì apprezzabile lo sforzo della Commissione di mitigare gli impatti della crisi sanitaria e proporre soluzioni alle criticità già riscontrate o riscontrabili a breve nei settori maggiormente colpiti dalla pandemia.
Per i trasporti, sia aereo che su strada, al fine di contribuire a ridurre l’impatto la Commissione propone una legislazione mirata per alleviare temporaneamente le compagnie aeree dagli obblighi di utilizzo delle bande orarie ai sensi del diritto dell’UE. Indipendentemente dalla modalità di trasporto, la Commissione sta lavorando con gli Stati membri su come garantire la continuità economica, il flusso di merci e la catena di approvvigionamento, nonché garantire viaggi essenziali, e il funzionamento del mercato interno e la sicurezza dei trasporti.
Altro settore rilevante è il turismo. L’impatto negativo del COVID-19 sull’industria turistica è senza precedenti, con particolare riguardo alla contrazione degli arrivi internazionali e il rallentamento dei viaggi all’interno dell’UE, in particolare a causa della crescente riluttanza dei cittadini dell’UE a viaggiare e delle misure di sicurezza preventive nazionali e/o regionali. L’interruzione dei viaggi all’interno degli Stati Membri e tra gli Stati UE e dei viaggi internazionali (che rappresentano l’87% degli arrivi di turisti) da fine febbraio sta aggravando la situazione. Il settore delle fiere e dei congressi è particolarmente colpito con oltre 220 eventi annullati o rinviati in Europa per il 1° trimestre 2020. Anche i settori collegati, come il food and beverage, la cultura e I viaggi d’istruzione stanno subendo una crescente pressione a causa dell’epidemia di COVID-19 e degli sforzi per contenere la sua diffusione. La Commissione attualmente sta collaborando con gli Stati membri, le autorità internazionali e le principali associazioni professionali dell’UE per monitorare la situazione e coordinare le misure di sostegno.
Nel quadro degli interventi che la Commissione si appresta ad adottare per fronteggiare la crisi sanitaria europea e globale, particolarmente significativa appare la mobilitazione del budget europeo e degli strumenti esistenti per garantire la liquidità delle imprese, integrando le misure adottate a livello nazionale. Sarà messo a disposizione un miliardo di Euro a garanzia del Fondo europeo per gli investimenti (FEI) nelle prossime settimane per sostenere circa 8 miliardi di Euro di finanziamento del capitale circolante e aiutare almeno 100.000 PMI europee e piccole imprese a media capitalizzazione. Tale sostegno sarà erogato attraverso gli strumenti esistenti dei programmi FEI a sostegno degli investimenti.
In particolare, le garanzie sui prestiti nell’ambito del COSME – il programma dell’UE per la competitività delle piccole e medie imprese – saranno potenziate, insieme alle garanzie InnovFin per le PMI nell’ambito del programma Horizon 2020, in modo che le banche consentano l’accesso ai finanziamenti ponte alle microimprese, PMI e piccole imprese a media capitalizzazione. Questi strumenti saranno rafforzati, nelle prossime settimane, con 750 milioni di euro attraverso il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS). Inoltre, quale ulteriore misura specifica, il FEIS fornirà al FEI altri 250 milioni di euro per distribuire rapidamente sostegno alle PMI in uno sforzo concertato con le banche e le istituzioni nazionali di promozione dell’UE.
Determinate la flessibilità del quadro dell’UE che consente ai governi nazionali di fornire, se del caso, sotto forma di garanzie statali, sostegno alle banche il cui ruolo risulta fondamentale per contrastare gli effetti del COVID-19 mantenendo il flusso di credito verso l’economiaTali misure, considerata l’eccezionalità del contesto nelle quali si inseriscono, non costituiscono un sostegno finanziario pubblico straordinario. Infatti, gli aiuti concessi dagli Stati membri alle banche ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 2, lettera b), TFUE per compensare i danni diretti subiti a seguito dell’epidemia di COVID-19 non hanno l’obiettivo di preservare o ripristinare la redditività, liquidità o solvibilità di un ente o entità. Di conseguenza, l’aiuto non sarebbe qualificato come sostegno finanziario pubblico straordinario.
Rilevante in tale contesto è anche l’incoraggiamento della Commissione agli Stati membri a sfruttare appieno gli strumenti finanziari esistenti nell’ambito dei Fondi Strutturali per far fronte alle esigenze di finanziamento. Tra le misure adottate dalla Commissione per sostenere la crisi sociale del COVID-19, particolarmente rilevante è il tentativo di alleviare gli impatti negativi sull’occupazione, anche attraverso i Fondi Strutturali, in particolare attraverso il FSE e il nuovo Coronavirus Response Initiative Investment, la cui istituzione è proposta nella COM(2020) 112 dello scorso 13 marzo, con il quale la Commissione intende indirizzare 37 miliardi di euro nell’ambito della politica di coesione per l’epidemia di COVID-19 e per attuarla pienamente nel 2020 attraverso procedure eccezionali e accelerate.
A tal fine, la Commissione ha presentato una proposta di modifica del Regolamento generale (UE) n. 1303/2013, del Regolamento FEAMP (UE) n. 508/2014 e del Regolamento FESR (UE) n. 1301/2013, proponendo di rinunciare quest’anno al suo obbligo di chiedere il rimborso del prefinanziamento non speso per fondi strutturali e di investimento europei attualmente detenuti dagli Stati membri, equivalente a circa 8 miliardi di euro e che gli Stati membri saranno in grado di utilizzare per integrare 29 miliardi di Euro di finanziamenti strutturali in tutta l’UE, con un conseguente aumento degli investimenti nel 2020.
Inoltre, saranno pienamente ammissibili per contrastare la crisi fino a 28 miliardi di Euro di Fondi Strutturali non ancora assegnati dalle dotazioni nazionali oltre che la corrispondente quota nazionale, fornendo così agli Stati membri le fonti di finanziamento necessarie. Un elemento chiave della proposta è l’ammissibilità della spesa dal 1 ° febbraio 2020 che rende tutte le risorse disponibili dei Fondi Strutturali potenzialmente utili per la lotta contro l’epidemia COVID-19. Inoltre, la Commissione propone anche di consentire lo spostamento di ingenti quantità di fondi all’interno dei programmi in modo semplificato. Tali misure dovrebbero consentire a tutti gli Stati membri la flessibilità necessaria a ridistribuire nelle prossime settimane le risorse nei settori maggiormente vulnerabili, in particolare:
- fornire supporto al sistema sanitario, ad es. attraverso il finanziamento di attrezzature e medicinali sanitari, strutture per diagnostica e terapia, prevenzione delle malattie, sanità digitale, fornitura di dispositivi di protezione, dispositivi medici per migliorare l’ambiente di lavoro nel settore sanitario e garantire l’accesso all’assistenza sanitaria per i gruppi vulnerabili;
- fornire liquidità alle imprese al fine di affrontare gli shock finanziari a breve termine legati alla crisi del Coronavirus, ad esempio capitale circolante nelle PMI per far fronte alle perdite dovute alla crisi, con particolare attenzione ai settori particolarmente colpiti
- supportare temporaneamente i programmi di lavoro nazionali a breve termine che contribuiscono ad attenuare l’impatto dello shock, in combinazione con le misure di potenziamento e di riassestamento.
Contestualmente la Commissione sta lavorando ad una proposta legislativa per “Lo schema europeo di sicurezza per la disoccupazione”. Questa iniziativa mira a sostenere coloro che lavorano e proteggere coloro che hanno perso il lavoro in caso di gravi crisi, nonché a ridurre la pressione sulle finanze pubbliche nazionali, rafforzando così la dimensione sociale dell’Europa e aumentandone la coesione. Nell’ambito delle politiche per il lavoro, anche il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione potrebbe essere mobilitato per sostenere i lavoratori licenziati e i lavoratori autonomi rendendo disponibili nel 2020 risorse fino a 179 milioni di euro. La Commissione ha altresì proposto di estendere il campo di applicazione del Fondo di solidarietà dell’UE includendo anche la crisi della sanità pubblica nel suo campo di intervento. Nel 2020 saranno disponibili fino a 800 milioni di euro.
Accanto alla flessibilità, la Commissione ha anche previsto la semplificazione dei percorsi amministrativi per le modifiche ai programmi che si renderanno necessari alla luce di tale redistribuzione delle risorse. Tuttavia, solo la velocità di risposta degli Stati Membri potrà massimizzare l’impatto di tale “rivoluzione della politica economica europea”. Fondamentale infatti è la rapida attuazione di tali misure nonché una rapida reazione dell’impianto legislativo nazionale. Alla luce delle circostanze senza precedenti, la Commissione ha altresì invitato il Consiglio e il Parlamento europeo ad approvare rapidamente la proposta presentata lo scorso 13 marzo.
In realtà le riunioni preparatorie del Consiglio svolte il 16 e 17 marzo hanno messo in luce le richieste degli Stati Membri improntate ad una maggiore flessibilità, come ad esempio nell’applicazione delle percentuali ex art. 30.5 del Reg. 1303/2013, l’esclusione delle imprese in difficoltà dagli aiuti di Stato, la riduzione dei controlli in loco, la riduzione dei tassi di cofinanziamento, etc.
Accanto agli interventi sul bilancio dell’UE, la risposta alla crisi sanitaria del COVID-19 opera in sinergia con le politiche fiscali degli Stati Membri, nonché le misure di sostegno in linea con le norme esistenti in materia di aiuti di Stato che provengono dai bilanci nazionali. La portata e la natura dell’impatto dell’epidemia COVID-19 in Italia, primo paese duramente colpito in Europa, consente l’uso dell’articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del TFUE, ovvero approvare ulteriori misure di sostegno nazionali per porre rimedio a un grave turbamento dell’economia in uno Stato membro. La conclusione cui è giunta la Commissione, e che si riflette nei provvedimenti proposti nella comunicazione presentata il 13 marzo scorso, è nata dalla valutazione di una serie di indicatori, inclusi ma non limitati all’attesa contrazione del PIL, le severe misure pubbliche imposte, tra cui divieto di eventi, chiusure scolastiche, restrizioni di circolazione, vincoli al pubblico sistema sanitario, nonché cancellazioni di voli e restrizioni di viaggio imposte da altri paesi.
Infine, appare opportuno evidenziare che la risposta europea dovrà essere in grado di mutare velocemente come purtroppo velocemente abbiamo visto mutare nel tempo e nello spazio il virus letale che ha messo in ginocchio l’Asia prima e l’Europa in questi giorni. Quanto mai attuali si presentano allora i principi che pure ispirano la politica di coesione e la strategia di sviluppo europea quali la flessibilità e la semplificazione da un lato e la coscienza europea dall’altra.
Per saperne di più: https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response_en
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