Nonostante le avversità di una pandemia non preannunciata, l’onda verde della transizione ecologica in questo ultimo anno ha corso veloce verso le rive dei traguardi già fissati dal Green Deal del dicembre scorso. Questa volta offrendo agli investitori un sistema di classificazione comune per incoraggiare gli investimenti privati nella crescita sostenibile e contribuire a un’economia climaticamente neutra.
Si tratta della tassonomia dell’Unione Europea che consentirà agli investitori di reindirizzare gli investimenti verso tecnologie e imprese più sostenibili. Un orientamento strategico determinante per rendere l’UE climaticamente neutra entro il 2050 e raggiungere gli obiettivi fissati per il 2030 dall’accordo di Parigi. Un orientamento, tra l’altro, appena confermato dalle conclusioni del Consiglio Europeo di venerdì scorso volte a promuovere lo sviluppo di norme mondiali comuni per la finanza verde.
La tassonomia ha origine nel piano di azione per finanziare la crescita sostenibile e punta a mettere a disposizione dei mercati prodotti finanziari che perseguono obiettivi ecosostenibili, incanalare gli investimenti privati verso le attività sostenibili e superare asimmetrie informative che spesso scoraggiano gli investitori. La tassonomia, infatti, si propone anche di colmare i gap attualmente esistenti tra i sistemi di marchi o requisiti nazionali che spesso utilizzano criteri diversi per determinare le attività economiche da considerarsi ecosostenibili. Una soluzione stimolante per gli operatori economici rassicurati nell’accedere ai mercati dei capitali transfrontalieri ai fini di investimenti sostenibili.
Il concetto di investimento sostenibile dal punto di vista ambientale e i criteri necessari a riconoscerlo, saranno presenti in tutte le politiche che implicano investimenti dell’UE e il prossimo programma Invest EU 2021-2027 sarà di esempio.
Gli investimenti saranno classificati sulla base di sei obiettivi ambientali:
- mitigazione dei cambiamenti climatici,
- adattamento ai cambiamenti climatici,
- uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine,
- transizione verso un’economia circolare,
- prevenzione e riduzione dell’inquinamento
- protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi.
Rispetto a ciascuno di questi obiettivi, l’UE ha definito dei criteri utili alla classificazione pur consapevole che le attività economiche per essere considerate sostenibili debbano essere svolte in linea con le linee guida OCSE destinate alle imprese multinazionali e i Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, compresi la dichiarazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro, le otto convenzioni fondamentali dell’ILO e la Carta internazionale dei diritti dell’uomo.
Nell’adeguarsi a tali garanzie minime di salvaguardia, le imprese dovrebbero rispettare il principio «non arrecare un danno significativo» già sancito nel regolamento sull’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari e le norme tecniche di regolamentazione in esso contenute che specificano ulteriormente tale principio.
Rispetto alle attività economiche che hanno un impatto negativo sull’ambiente sarà rilevante, ai fini della valutazione, la riduzione di tale impatto con un contributo sostanziale a uno o più obiettivi ambientali. Tornano utili, a tal proposito, i criteri di vaglio tecnico che prescrivano un miglioramento sostanziale della prestazione ambientale rispetto, tra l’altro, alla media del settore e che evitino la dipendenza dell’attività economica ad alcune pratiche dannose per l’ambiente come ad esempio il carbonio.
I criteri definiti al fine di stabilire il grado di ecosostenibilità di un investimento si basano su alcune considerazioni tese a valutare se l’investimento:
- contribuisce in modo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi ambientali
- non arreca un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali
- è svolto nel rispetto delle garanzie minime di salvaguardia
- è conforme ai criteri di vaglio tecnico fissati dalla Commissione nello stesso regolamento.
Tali criteri troveranno applicazione all’interno dei mercati finanziari degli Stati Membri in relazione a prodotti finanziari o obbligazioni societarie che si rendono disponibili come ecosostenibili.
In definitiva, agli importanti impatti in termini di trasparenza e comunicazione per i prodotti finanziari, già fissati dal Regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, l’Unione Europea ha aggiunto nuovi criteri che permetteranno agli operatori finanziari di descrivere meglio gli investimenti e stabilire se i prodotti finanziari associati siano riconducibili ad attività economiche considerate ecosostenibili.Come auspicato dal Comitato Economico e Sociale in un futuro si spera assai prossimo, la tassonomia dell’Unione dovrebbe essere estesa agli obiettivi di sostenibilità sociale e di governance societaria. In tale prospettiva, sarà maggiore l’attenzione ai fattori Environmental, Social, Governance (“ESG”) e centrale il tema della sostenibilità dell’attività imprenditoriale e del dialogo tra la società e i vari stakeholders.
Una prospettiva questa, assolutamente coerente con la tabella di marcia adottata dalla Commissione Europea per rafforzare il ruolo della finanza nella realizzazione di un’economia efficiente che consegua anche obiettivi ambientali e sociali. Prospettiva confermata anche dalle ultime conclusioni del Consiglio Europeo con l’invito rivolto alla Commissione di presentare una proposta legislativa relativa a una norma UE per le obbligazioni verdi al più tardi entro giugno 2021.
LINK UTILI
COM(2018) 97 final del 8.3.2018 Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile
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