La programmazione della politica di sviluppo comunitaria è fortemente influenzata dall’analisi degli sforzi compiuti e dei risultati perseguiti con l’utilizzo dei fondi europei. Diventa quindi particolarmente importante la lettura dei dati che attengono l’utilizzo degli strumenti di attuazione sia a livello nazionale che regionale.
I sistemi di rendicontazione che forniscono, a diversi livelli e nel rispetto dei limiti legali nazionali, informazioni sui beneficiari della PAC (Politica Agricola Comunitaria) e della Politica di coesione, sono circa 292.
Tuttavia, lo studio preparato su richiesta della commissione sul controllo bilanci, ” The Largest 50 Beneficiaries in each EU Member State of CAP and Cohesion Funds”, pubblicato a maggio, con uno sforzo metodologico importante, restituisce una fotografia dei maggiori beneficiari dei fondi UE (PAC e Fondi di Coesione), sia in termini di risorse percepite che in termini di natura del soggetto beneficiario. Lo studio mira altresì ad evidenziare le criticità dei sistemi di monitoraggio e rendicontazione predisposti dagli Stati Membri, quando i dati in esso contenuti devono essere raccolti per fornire una lettura a livello di “Sistema Unione” dell’impatto della politica comunitaria di sviluppo.
Sulla base dell’analisi di oltre 12 milioni di beneficiari del politica agricola comune (PAC) nel 2018 e 2019 e circa 600.000 beneficiari che ricevono i fondi di coesione tra il 2014 e il 2020, lo studio identifica i maggiori beneficiari diretti e finali dei fondi dell’UE. Inoltre, esso copre i risultati di una valutazione di quasi 300 sistemi per la divulgazione al pubblico dei beneficiari della PAC e della politica di coesione. Infine, fornisce raccomandazioni per migliorare la divulgazione al pubblico su beneficiari dei fondi dell’UE.
La metodologia poggia su tre pilastri. Per il primo pilastro tutta la rendicontazione e i sistemi relativi all’attuazione della PAC e della politica di coesione sono individuati sulla base del informazioni fornite dalla Commissione Europea. Il secondo pilastro consiste nell’individuazione dei beneficiari finali della PAC e della politica di coesione. I maggiori beneficiari sono identificati e classificati per tipologia (pubblico, settore pubblico, persona fisica, società a responsabilità limitata, altra persona giuridica). I maggiori beneficiari diretti sono confrontati con un database aziendale per identificare tutte i soggetti, potenzialmente destinatari dei fondi, collegati al beneficiario. Infine, gli importi dei fondi dell’UE vengono aggregati per ciascun beneficiario finale per determinare i primi 25 maggiori beneficiari per risorse percepite sia per la PAC (2018 e 2019) che per i Fondi di Coesione (2014-2020).
Il terzo pilastro consiste nell’individuazione di barriere legali e tecniche, vedi tutto il pacchetto normativo che disciplina e regola il trattamento dei dati personali, che evitano la pubblicazione di informazioni relative ai beneficiari dei fondi dell’UE in un sistema comune di rendicontazione.
I risultati mostrano importanti differenze per tipologie di beneficiari della PAC e e Fondi di coesione. Persone fisiche (comprese imprese individuali e società di persone ) rappresentano la maggior parte dei beneficiari diretti e finali in termini di quota di risorse ottenute per la PAC sia nel 2018 che nel 2019. Per i fondi di coesione nel periodo tra il 2014 e il 2020, le società a responsabilità limitata sono state le più numerose tra i beneficiari diretti.
I beneficiari definiti “anonimi”, ovvero non identificabili, sono trascurabili in quasi tutti i paesi ad eccezione dell’Italia (65%) e del Regno Unito (28%). Questo costituisce un dato significativo per l’Italia, considerato che la categoria successiva, che per l’Italia è rappresentata dalle persone fisiche, costituisce appena il 13% dei beneficiari finali. La legislazione nazionale infatti impone ai sistemi di registrazione di non divulgare il nome dei beneficiari diretti dei fondi con ripercussioni apprezzabili in termini di analisi dell’impatto della politica di coesione e e della PAC sul tessuto socio economico italiano. In termini di ripartizione di risorse, la categoria di beneficiari resi anonimi, resta la più alta in Italia, rispetto ai paesi dell’UE, ma tra le categorie di beneficiari classificate rispetto ai fondi percepiti, è il settore pubblico che si pone in cima alla classifica con uno scarto notevole (65% contro la media del 6% delle altre categorie).
Nella Top 50 dei beneficiari diretti della politica di coesione 2014-2020, in termini di risorse percepite, troviamo al 16° posto RFI con 1.216.633.073 di euro e al 22° posto la Regione Campania con 827.255.462 euro; il MISE si piazza al 35° posto con 610.642.652 euro. Infine, Regione Calabria e ANAS, collocati rispettivamente al 41° e 45° posto completano il panorama italiano della classifica. Nelle classifiche redatte per categorie di beneficiario, tra le persone fisiche quali beneficiari finali, nella TOP 25 si registra il nome di Colli Lanzi Stefano, mentre tra le società a responsabilità limitate rientrano Enel, Telecom e Edison.
Quanto alla PAC, la TOP 50 dei beneficiari diretti, registra una presenza italiana già al quinto posto (cfr. F.IN.A.F. First International Association Fruit soc. consortile ARL) e complessivamente le categorie più ricorrenti tra beneficiari della PAC, ricompresi nelle classifiche redatte dallo studio, sono Consorzi, Società Cooperative agricole e Confederazioni.
Lo studio ha messo in luce una criticità notevole che, mina i principi di controllo e trasparenza che accompagnano le politiche di sviluppo europee. L’assenza di una banca dati unica con informazioni omogenee sui beneficiari finali dei fondi dell’UE rende più difficile ottenere una panoramica completa dei fondi ricevuti dai beneficiari, in particolare quando riconducibili a persone fisiche.
Inoltre, i sistemi di monitoraggio attualmente registrano solo i beneficiari diretti (il rappresentate legale o persona fisica che riceve il pagamento), che non sono necessariamente i beneficiari finali ovvero i destinatari (quelli che beneficiano dei soldi). Ad esempio, se una persona fisica, azienda o pubblica amministrazione possiede varie società destinatarie dei fondi in diversi paesi, le società che ricevono i fondi saranno registrate nei sistemi di rendicontazione dei rispettivi paesi.
In termini di trasparenza, lo studio condotto esalta le asimmetrie connesse alla qualità delle informazioni fornite dai sistemi di monitoraggio e rendicontazione. La gestione condivisa dei programmi, fissata dall’art. 63 del regolamento finanziario impone alla Commissione e gli Stati membri di rispettare i principi di sana gestione finanziaria, trasparenza e non discriminazione e devono garantire la visibilità di l’azione dell’Unione nella gestione dei fondi. Tuttavia, in base agli obblighi di rendicontazione per la PAC nel periodo di programmazione dell’UE 2014-2020, le persone fisiche sono identificati solo per nome, cognome e comune di residenza del diretto beneficiario. Pertanto, secondo l’attuale quadro normativo non è possibile identificare persone fisiche uniche con assoluta certezza in quanto non viene fornito alcun numero di identificazione personale univoco. Inoltre il regolamento recante disposizioni comuni per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), il Fondo sociale europeo (FSE), Fondo di coesione (FC) e Cooperazione territoriale europea (ETC) fund (COM 1303/2013) non specifica alcun requisito in materia di informativa al pubblico di beneficiari finali, compresi i beneficiari di strumenti finanziari finanziati dai fondi dell’UE. Il regolamento del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) richiede la divulgazione dei nomi dei beneficiari ma solo in conformità con la legislazione nazionale. Pertanto ai sensi del quadro normativo 2014-2020 non è possibile identificare le persone fisiche con assoluta certezza e le aziende lo sono identificato solo dal nome dell’azienda e dalla località dal momento che non devono essere rese note le informazioni ad esempio relative alla Partita IVA o codice fiscale.
Alzando lo sguardo verso il quadro regolamentare per il 2021-2027, ad oggi non ancora approvato, i requisiti relativi allo scambio e al trattamento delle informazioni che riguardano il beneficiario si basano sul Regolamento sulle disposizioni Comuni (RDC) concordato politicamente e applicabile a tutti i fondi in regime di gestione concorrente. Sostanzialmente con esso si conferma lo stesso approccio fin qui utilizzato dalla Commissione in termini di divulgazione di dati personali, ma, sembra essere incrementato l’onere a carico delle Autorità di Gestione di raccolta dei dati relativi ai Beneficiari Finali a far data dal 1 gennaio 2023.
Non vi è alcun obbligo legale ai sensi dell’attuale quadro normativo per la gestione dei fondi dell’UE (Fondi UE periodo di programmazione 2014-2020) e proposta di quadro normativo (Fondi UE periodo di programmazione 2021-2027) di divulgare pubblicamente la partita iva o codice fiscale del beneficiario. Piuttosto, il regolamento finanziario stabilisce i limiti per gli importi al di sotto dei quali le informazioni sul beneficiario diretto non devono essere comunicate; sotto tale aspetto, la proposta normativa per la gestione dei fondi UE in il periodo di programmazione 2021-2027 pare non definisca alcun limite, anche se gli emendamenti proposti rispetto al quadro normativo per i fondi dell’UE nel periodo di programmazione 2021-2027 suggeriscono di fissare la soglia minima per l’obbligo di comunicazione dei dati ad un valore molto basso inferiore a 15.000 EUR e, in caso di strumenti finanziari, importi inferiori a 500 EUR.
Un altro aspetto critico ai fini della corretta rilevazione dei dati è l’eterogeneità del dato qualitativo utile a descrivere il beneficiario e anche l’operazione. La portata dell’informazione, infatti, cambia anche rispetto al livello territoriale di riferimento (livello NUTS). Pertanto l’identificazione del beneficiario è anche complicata dal fatto che non sempre c’è corrispondenza tra sede legale e operativa del beneficiario.
Attualmente un progetto pilota della Commissione Europea, Kohesio cui partecipa anche l’Italia, mira a consolidare le informazioni sui progetti comunitari e prevede lo sviluppo di un database comune con tutti i progetti finanziati dall’Unione. Con l’avvento del nuovo ciclo di programmazione, la Commissione sta valutando di includere nella banca dati anche informazioni relative alla categoria di beneficiari. Lo sviluppo di un database comunitario per tutta la PAC e i Fondi di Coesione rappresenterebbe un passo importante per aumentare ulteriormente la trasparenza dei dati e il consolidamento delle informazioni sui beneficiari dei diversi Stati Membri dell’Unione.
L’altra sfida che l’Unione deve affrontare è di natura tecnico informatica. Infatti, le informazioni sul progetto registrate nei database nazionali del progetto finanziato dall’UE sono registrate in formati, campi dati e lingue diverse. A tal fine tornerebbero utili alla compilazione la divulgazione di linee guida per gli Stati membri.
In conclusione, quando si parla di fondi comunitari ed in particolare di sistemi di monitoraggio e rendicontazione non è possibile, de facto, identificare i maggiori beneficiari finali dei fondi dell’unione Europe se non con un certo grado di approssimazione. Tuttavia l’Unione Europea, consapevole delle criticità imputabili alla frammentazione e eterogeneità dei dati raccolti tra i diversi Stati Membri deve attivarsi per implementare un database comunitario che possa realmente sostenere i principi di controllo e trasparenza della politica comunitaria.
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