Con l’uscita del FEASR dai Fondi SIE si chiude il capitolo dell’integrazione “ufficiale” tra i cosiddetti “fondi agricoli” e gli altri fondi. Pensare, infatti, di far dialogare il FEASR e i Fondi SIE in assenza di specifici vincoli, non essendoci riusciti neanche con i programmi operativi plurifondo di inizio secolo, che, almeno nelle intenzioni, nascevano “integrati”, sembrerebbe una impresa impossibile.
A chi, come il sottoscritto, negli ultimi trent’anni si è interessato prevalentemente di sviluppo locale/rurale e di progettazione integrata territoriale, una domanda sorge spontanea: che Strategia Nazionale per le Aree Interne sarà, senza il FEASR?
Sento già risposte sarcastiche alludere alla più o meno qualificata presenza del FEASR nella esperienza SNAI ancora in corso, piuttosto che all’effettivo peso, non solo finanziario, delle azioni messe in campo nell’ambito dei vari PSR a supporto di dette strategie. Per non parlare, poi, delle voci sulla reale compatibilità, rispetto a tante aree, delle strategie Leader e SNAI, nonché sulla coesistenza dei relativi sistemi di governance.
In questa fase, di transizione in tutti i sensi, preferisco non dare ascolto a queste voci per dedicare più attenzione ai buoni propositi che, dai vari tavoli, soprattutto da quelli, più allargati, della coesione, filtrano verso l’esterno, con inviti a perseguire l’integrazione con il FEASR a prescindere da ogni altra considerazione.
Ed è ciò che, nell’ambito di tante aree interne, consigliano anche alcune interessanti e virtuose pratiche di sviluppo rurale, realizzate o in corso di realizzazione, appena avviate o ancora da avviare, spesso di carattere sperimentale e prototipale.
Se da una parte, quindi, sembra chiaro che la Strategia Nazionale per le Aree Interne del prossimo periodo non vedrà la partecipazione diretta del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, dall’altra è altrettanto evidente che non potrà farne a meno e che, pertanto, bisognerà cercare ogni strumento affinché la nuova PAC non sia estranea al consolidamento di quella che, probabilmente, sarà ricordata come la politica di sviluppo territoriale più efficace o, almeno, la prima in grado di dare una riposta positiva e duratura alle problematiche di contesto delle aree interne e a invertire il trend del declino demografico, a tratti inesorabile.
Nei vari tavoli partenariali, da quello che accompagna la costruzione del Piano Strategico Nazionale a quelli regionali, da cui deriveranno le declinazioni regionali del Piano nazionale, bisognerà discutere di aree interne e delle politiche di sviluppo che meglio ne affrontino le problematiche, con un forte e deciso contrasto al declino in atto, anche guardando oltre le spesso rigide previsioni normative.
Il livello di impegno del FEASR a supporto delle politiche di sviluppo territoriale può essere vario e gradualmente differenziato: si può andare dalla semplice definizione di criteri di selezione di singoli progetti attuabili nelle aree interne, alla definizione di criteri riferiti a operazioni o progetti più complessi specificatamente rivolti a queste aree; piuttosto che da tipologie di interventi esclusivamente pensati per le aree interne, a strategie Leader in parte o in tutto dedicate alle aree interne.
E anche a livello di governance può essere perseguito un livello di impegno vario e gradualmente differenziato: da una regia mista ministero-regione, ad una regia regionale esclusiva; da una regia mista regione-GAL, ad una regia esclusiva dei GAL.
Pur senza trascurare i livelli di impegno minimi rappresentati da criteri di selezione ad hoc per le aree interne (poco è meglio di niente) è attentamente da valutare se sia opportuno puntare al massimo, e se il massimo sia effettivamente rappresentato da uno scenario nel quale le strategie Leader sono interamente dedicate alle aree interne, con i GAL responsabili della relativa governance.
È vero, nel mezzo ci sono anche altre opzioni e, probabilmente, a maggior ragione in un unico Piano Nazionale con 21 declinazioni regionali/provinciali, saranno effettuate scelte autonome e differenziate, utilizzando tutte le opzioni possibili.
Tutto in mano alle regioni, quindi? Penso proprio di sì. Al di là dei buoni propositi che circolano e continueranno a circolare nei palazzi romani, infatti, la scelta finale sulla integrazione tra FEASR e SNAI toccherà alle regioni, che dovranno decidere sia in funzione dell’esperienza in corso con la programmazione 2014-2020, ormai diventata 2014-2022, sia in funzione del livello di dialogo interno al Partenariato economico e sociale dei vari PSR.
Spero, però, che si apra una discussione sul ruolo di Leader e dei GAL come vettori della SNAI nello sviluppo rurale e questo al di là di cosa sarà esattamente il Leader nella PAC 2023-2027 e delle incertezze che intorno ad esso regnano e di cui dirò prossimamente.
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