Quale impatto ha l’intelligenza artificiale (IA) sull’industria agricola? In che modo l’IA può accelerare la transizione verso una catena del valore agroalimentare sostenibile, sana e inclusiva? Come sarà il futuro della moderna tecnologia agricola?
Queste le domande e i temi principali attorno ai quali si è svolta, lo scorso 14 giugno presso il Parlamento europeo a Bruxelles, l’audizione pubblica congiunta della Commissione speciale sull’intelligenza artificiale in un’era digitale (AIDA) e Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (AGRI) (https://emeeting.europarl.europa.eu/emeeting/committee/en/agenda/202106/AIDA)
All’audizione sono intervenuti un panel di esperti provenienti dal mondo della ricerca pubblica e privata, dell’industria dei macchinari per il settore, delle società specializzate nelle tecnologie dell’informazione, della società civile, assieme a rappresentanti della Commissione europea.
Nella prima parte dell’audizione ci si è chiesti in che modo l’IA possa promuovere la transizione verso una agricoltura più sostenibile e “intelligente”.
Secondo Sjaak Wolfert, ricercatore associato all’Università di Wageningen in Olanda, le applicazioni di IA avranno successo anche nel campo dell’agricoltura solamente se le soluzioni adottate rispetteranno contemporaneamente tre requisiti: dovranno essere affidabili dal punto di vista tecnico, praticabili a livello socio-economico, socialmente ed eticamente accettabili.
Francesca Hennig-Possenti, Presidente del gruppo per l’IA presso il CEMA (Comitato europeo dei gruppi di produttori di macchine agricole) ed esperta legale della società John Deere GmbH – Germania, ha focalizzato il suo intervento sulla necessità di introdurre cambiamenti tecnologici in agricoltura per poter utilizzare l’IA ed affrontare così la sfida alimentare futura di sfamare nove miliardi di persone. L’estrema regolamentazione del settore agricolo, ha sottolineato, non consente di operare liberamente e permettere così il pieno sviluppo di queste tecnologie, che sono agli arbori nel settore.
Il capo della divisione Sistemi Autonomi e Programmabili (PAS) presso il Walton Institute, Steven Davy, ha riassunto quali sono i principali vantaggi dell’utilizzo dell’IA in agricoltura. Queste tecnologie consentono di aumentare la produttività e dunque permetterebbero di garantire una maggiore sicurezza alimentare. Alcune applicazioni possono ridurre gli sprechi alimentari o addirittura aumentare la qualità nutrizionale degli alimenti; altre portare ad un utilizzo più efficiente della risorsa idrica, risparmiando acqua per l’irrigazione. Il percorso tuttavia non è così agevole dal momento che ci può essere riluttanza nell’adozione di nuove tecnologie da parte degli agricoltori, sia per la necessità di investimenti che possono non avere un ritorno immediato, sia per la mancanza di una adeguata formazione dell’uso delle tecnologie.
La visione sul tema da parte della Commissione europea è stata espressa da Pierluigi Londero, della Direzione Generale Agricoltura e Sviluppo Rurale, il quale ha ricordato che una delle sei priorità della Commissione presieduta da Ursula von der Leyen è quella di “Un’Europa pronta per l’era digitale”. L’obiettivo dovrà essere quello di rafforzare la propria sovranità digitale e stabilire delle norme, incentrandosi sui tre elementi fondamentali: dati, tecnologia e infrastrutture. Dal punto di vista dello sviluppo rurale e dell’agricoltura, l’IA può essere uno strumento utile a far raggiungere agli agricoltori i loro obiettivi produttivi consentendo allo stesso tempo di agire contro i cambiamenti climatici, rispettando l’ambiente ed efficientando l’utilizzo delle risorse. L’utilizzo dei cosiddetti “big data”, l’uso di immagini satellitari e di algoritmi sono già strumenti utili anche alle pubbliche amministrazioni di alcuni paesi europei per l’esecuzione dei controlli in loco, effettuati da remoto tramite il monitoraggio delle pratiche agricole realizzate in campo.
L’interrogativo al quale tentare di rispondere nella seconda parte dell’audizione era: in che modo l’IA può essere usata nello sviluppo agricolo e per il raggiungimento della sicurezza alimentare.
Le prime risposte a questa domanda sono giunte da Juan Francisco Delgado, vice-presidente dell’European Foundation on Innovation (INTEC), il quale ha affermato che ci troviamo in un momento storico importantissimo per affrontare il nuovo paradigma dell’IA, che porterà sicuramente ad una nuova “rivoluzione”, ma che dovrà essere governato a livello globale. Per questo la nuova governance potrebbe essere definita in sede ONU. I dati sono il combustibile dell’IA, ma per utilizzarli c’è bisogno di infrastrutture (rete 5G) e sostegno finanziario alle start-up, tramite incentivi come quelli del Next Generation EU (https://ec.europa.eu/info/strategy/recovery-plan-europe_it#nextgenerationeu ). Le applicazioni dell’IA per l’agricoltura e la sicurezza alimentare sono già una realtà, basti pensare all’utilizzo dei sensori in campo per le coltivazioni o in azienda per gli allevamenti, il controllo dei sistemi di irrigazione, della distribuzione dei prodotti fitosanitari, l’elaborazione delle immagini spettrali da drone o satellite per la verifica del grado di maturazione dei frutti. Da ultimo, l’importanza dello sviluppo e utilizzo della tecnologia blockchain per la tracciabilità dei prodotti lungo la filiera produttiva.
Sono risultate più scettiche le posizioni di Rian Wanstreet, ricercatrice americana, e dell’attivista belga Mute Schimpf, di Friends of the Earth Europe. La prima ha messo in guardia sui rischi collegati all’utilizzo diffuso dell’IA anche in agricoltura. Gli impianti irrigui connessi in rete potrebbero essere oggetto di cyberattacchi e gli algoritmi per l’elaborazione delle immagini da satellite potrebbero anche non essere in grado di distinguere sistemi colturali complessi. Questi sono due esempi che dovrebbero indurci a muoverci con cautela nell’adozione diffusa di questi sistemi. La seconda ha fatto riferimento ai principi etici da seguire nell’utilizzo dell’IA e della necessità urgente di un dibattito allargato sui potenziali impatti negativi sull’ambiente e sull’economia di questi sistemi. Esiste inoltre il rischio che solamente grossi gruppi aziendali e gli agricoltori con maggiori capacità di investimento possano avvantaggiarsi di queste tecnologie, a discapito dei piccoli produttori e delle piccole aziende in aree rurali che si vedrebbero ancor più marginalizzate nel settore.
Matija ŽULJ è l’amministratore delegato e fondatore della società AGRIVI, che sviluppa software per la gestione delle aziende agricole a livello mondiale. Lui ha individuato tre direzioni verso le quali la digitalizzazione dell’agricoltura deve svilupparsi: l’utilizzo dell’IA nelle coltivazioni di pieno campo, per esempio in sistemi che agevolano ed efficientano la distribuzione dei trattamenti antiparassitari o erbicidi; sistemi di conoscenza a supporto degli agricoltori, attraverso l’indicazione delle buone prassi da mettere in pratica; la robotizzazione delle attività manuali, altrimenti svolte da forza lavoro umana.
Numerosi sono stati gli interventi da parte di membri del Parlamento europeo che hanno rivolto dubbi e domande al panel di esperti. Le preoccupazioni maggiori espresse hanno riguardato gli aspetti legati alla titolarità dei dati raccolti (dati da sensori in campo, dati raccolti dagli stessi agricoltori, dati acquisiti da droni e satelliti) e al pericolo che la robotizzazione delle pratiche agricole porti ad una perdita di posti di lavoro. Diversi interventi hanno rimarcato la necessità di garantire equità di accesso alle applicazioni tecnologiche a tutti gli agricoltori e in tutte le aree rurali europee, oltre che di incentivare la formazione degli addetti nell’utilizzo di queste tecnologie.
Ha chiuso i lavori Dragoş Tudorache, presidente della commissione speciale AIDA, ricordando che l’intelligenza artificiale è uno strumento come altre tecnologie e per questo deve essere uno strumento neutrale a nostra disposizione da utilizzare per migliorare l’efficienza dell’agricoltura, ridurre l’impatto ambientale delle pratiche agricole e migliorare la resilienza strategica dell’Europa. Ma il raggiungimento di questi obiettivi dipenderà dal modo nel quale utilizzeremo l’IA.
Come ha dichiarato Janusz Wojciechowski, Commissario europeo per l’Agricoltura, “Abbiamo bisogno di risposte lungimiranti, basate su soluzioni intelligenti che ottimizzino le nostre risorse e affrontino molteplici obiettivi – ambiente, clima, economia e salute – allo stesso tempo con opportunità eque per tutti – senza lasciare indietro nessuno”.
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