La Parità di Genere, individuata quale tematica chiave e necessario motore per dare impulso alla crescita ed allo sviluppo dei Paesi Europei, è un concetto che nella sua astrattezza conserva la possibilità di restare fedele a se stesso.
É il quinto Obiettivo di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, e l’Unione Europea ha promosso uno Strategic Engagement sulla Gender Equality per il triennio 2016-19 e una nuova Strategia europea per la parità di genere 2020-2025
L’Italia, percorrendo il solco tracciato dall’UE ha per la prima volta predisposto la Strategia Nazionale sulla parità di genere con una prospettiva di lungo termine (2021-2026), presentato al Consiglio dei Ministri ad agosto 2021.
La Strategia Nazionale sulla parità di genere ha la finalità di “rendere l’Italia un paese dove persone di ogni genere, età ed estrazione abbiano le medesime opportunità di sviluppo e di crescita, personali e professionali, di accesso al mondo dell’istruzione e del lavoro, senza disparità di trattamento economico o dignità, e possano realizzare il proprio potenziale con consapevolezza di una uguaglianza garantita e senza compromessi in un paese moderno e preparato per affrontare la sfida dei tempi futuri”.
La Strategia Nazionale sulla Parità di Genere è in linea con il PNRR e ne rappresenta un importante riferimento, sia in termini di inquadramento di sistema, sia di verifica e monitoraggio.
La promozione dell’empowerment femminile e il contrasto alla discriminazione di genere, infatti, sono obiettivi che intersecano trasversalmente pressoché tutte le Missioni del PNRR sebbene, in particolare, siano una delle priorità nella “Missione 5”: Coesione e Inclusione”.
La sfida è complessa ed un primo sguardo sul contesto di riferimento evidenzia da subito grosse criticità e incoerenze sistemiche. L’Italia, infatti, risulta oggi al 14° posto in Europa per parità di genere, con un punteggio del Gender Equality Index inferiore alla media europea e ben lontano dai primi tre Paesi della classifica (Svezia, Danimarca e Francia), nonostante abbia compiuto il progresso più importante tra tutti i paesi dell’Unione Europea negli ultimi anni, con un incremento di oltre 10 punti in 7 anni. Questo dato conferma la volontà del nostro Paese di raggiungere questo obiettivo ma mostra in maniera altrettanto inequivocabile che la strada da percorrere è molto lunga.
La strategia si concentra su cinque priorità strategiche:
La priorità numero 1 è lo scottante tema del lavoro: l’Italia si posiziona al 28° (e ultimo) posto in Europa, il mercato del lavoro sembrerebbe semplicemente ospitare la componente femminile non solo in termini di quantità partecipativa ma anche in termini di qualità. La pandemia ha, di fatto, aggravato la situazione soprattutto poiché sembrerebbe aver reso ancora più complessa la coniugazione della maternità con il lavoro.
Effetto della disparità di trattamento è sicuramente rintracciabile nella seconda priorità: il reddito. In Italia le donne guadagnano il 5% in meno rispetto agli uomini impiegati con le stesse mansioni e per le stesse ore). Il quadro sviluppato e presentato da Eurostat è impietoso, nel 2019, il gender pay gap nel settore privato è stato pari al 17%. Quando si parla di competenze e di specializzazione il divario raggiunge percentuali preoccupanti.
Sono proprio le competenze quelle individuate quale terza priorità e nonostante le donne, in Italia, siano mediamente più istruite degli uomini accade che solo in alcuni ambiti disciplinari la presenza femminile sia rappresentativa. Una sorta di filtro invisibile che aprioristicamente determina le inclinazioni naturali.
La quarta priorità è il tempo. In Italia, il tempo dedicato dalle donne a famiglia e casa è significativamente sbilanciato, con l’81% di donne che vi si dedica tutti i giorni contro il 20% degli uomini (in confronto con il 79%-34% in Europa ed il 74%-56% in Svezia). Il dato disarma ma non stupisce. Il tempo, bene prezioso e inestimabile, è da sempre acerrimo nemico delle donne che vogliono realizzarsi come individui. Non è retorica è un dato, che deve essere preso sul serio, il rischio è l’impossibilità di una uguaglianza sostanziale.
Ultima priorità il potere: la presenza femminile risulta superiore alla media europea con la quota di donne negli organi di amministrazione delle società quotate si avvicina al 40% (38,8% nel 2020); nelle società pubbliche le donne ricoprono un terzo delle cariche (33,1% nel 2020) negli organi di amministrazione e controllo, quasi il doppio rispetto al 2014 (17,5%), ma le donne continuano a sbattere contro il cosiddetto “soffitto di cristallo”
Definisce gli interventi da adottare (incluse le misure di natura trasversale), nonché i relativi indicatori (volti a misurare i principali aspetti del fenomeno della disparità di genere) e target (l’obiettivo specifico e misurabile da raggiungere).
L’attuazione avverrà attraverso l’interazione delle Amministrazioni centrali, delle Regioni e degli Enti locali, e la governance è rafforzata mediante l’istituzione di una Cabina di regia inter istituzionale e un Osservatorio Nazionale per l’integrazione delle politiche di genere.
La prima riunione della Cabina di regia interistituzionale si è tenuta lo scorso 24 marzo. All’incontro, presieduto dalla Ministra Bonetti, hanno preso parte i rappresentanti a livello politico delle Amministrazioni centrali, delle Regioni, dei Comuni e delle Province.
Così come pubblicato dal Ministero delle Pari Opportunità: “L’azione della Cabina di regia, organismo di natura politica, sarà supportata da quella prettamente tecnica dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione delle politiche per la parità di genere, altro organismo previsto dalla legge di Bilancio 2022 e già costituito con decreto della Ministra Bonetti del 22 febbraio 2022.”
Nella seduta la Ministra ha sottolineato l’ampio respiro degli obiettivi che si pone la Strategia e della fondamentale cooperazione tra tutti i livelli di governo e la società civile, invitando alla massima concretezza: “Si può partire fin da subito – ha proseguito la Ministra – da quelle misure che possono essere implementate senza ulteriori interventi legislativi. Per questo è necessario che le amministrazioni coinvolte si attivino rapidamente, fornendo indicazioni utili alla messa a punto di un programma di lavoro da condividere con l’Osservatorio. L’Osservatorio sarà incaricato di predisporre un Piano operativo, nel quale le misure e le azioni previste dalla Strategia siano collocate in una prospettiva sistemica e di lungo periodo”.
Raccogliendo la sfida prospettata dalla Strategia e alla base delle scelte operate nel PNRR, sarà interessante monitorare l’attuazione, in particolare attraverso gli interventi del PNRR, delle 5 priorità elencate con uno sguardo attento al reale che, tante volte, ci mostra le contraddizioni di una continua tensione tra la necessità di un mutamento radicale della mentalità e il rassicurante mondo delle tradizioni.
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