Dal 2010, l’indice di competitività regionale (RCI) dell’UE misura i principali fattori di competitività per tutte le regioni di livello NUTS-2 (Nomenclatura comune delle unità territoriali statistiche) dell’Unione europea. L’Indice misura, partendo da un ricco set di indicatori, la capacità di una regione di offrire un ambiente attraente e sostenibile per la vita e il lavoro per imprese e residenti. L’edizione 2022 dell’indice si basa su una metodologia aggiornata e pertanto viene indicata come RCI 2.0.
RCI 2.0 Struttura
L’RCI 2022 si basa su 68 indicatori ed è composto da tre macro settori: “Base”, “Efficienza” e “Innovazione” – e di 11 pilastri che descrivono i diversi aspetti della competitività.
Focus Regioni del Sud Italia (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna)
L’RCI 2.0 ha fatto registrare nel 2022 per le regioni del Sud Italia una media che si attesta su un valore pari al 68%, distante da quella nazionale dell’84%. Analizzando il trend relativo al periodo 2016-2022, risulta evidente come abbia influito nella crescita generale la Pandemia Covid-19 che ha generato una flessione importante tra il 2019 e il 2022.
Al fine di fornire un’analisi più ad ampio spettro per il Sud Italia, di seguito sono stati analizzati in dettaglio i singoli pilastri dell’RCI 2.0, andando ad evidenziare le criticità e i punti di forza delle regioni del Sud Italia e il rispettivo trend degli ultimi anni (2016-2022).
Indice Base
L’indice Base si riferisce ai fattori chiave comuni a tutti i tipi di economie. Identifica le principali questioni necessarie per sviluppare la competitività regionale e comprende cinque pilastri: “Istituzioni”, “Stabilità Macroeconomica”, “Infrastrutture”, “Salute” ed “Educazione di base”.
Il punteggio medio registrato dalle Regioni del Sud Italia relativamente all’Indice Base, si attesta sul valore di 83,4%, leggermente inferiore alla media nazionale del 90,1%. Nel dettaglio Campania e Puglia risultano in linea con la media nazionale (registrando rispettivamente 86,6% e 86,7%), mentre la Basilicata fa registrare un punteggio inferiore pari a 78,2% seguita dalla Calabria con 81,3%.
Analizzando il trend nel lungo periodo dal 2016 si denota come tutte le regioni del Sud Italia hanno fatto registrare un miglioramento, evidenziando una crescita particolarmente positiva nel 2022 della Sicilia (85,4) e della Sardegna (82) rispettivamente di 8 e 6 punti percentuali.
All’interno dell’indice Base, i pilastri che presentano una forte disomogeneità fra le regioni sono quelli relativi alle Istituzioni, Infrastrutture e Salute. Nel dettaglio la media del Sud Italia per il Settore Istituzioni, che coglie la qualità, l’efficienza delle istituzioni e il livello di corruzione percepita, fa registrare un valore di 42,57% molto distante dalla media nazionale di 54,3%, in cui particolarmente negativi sono i valori relativi a Campania e Calabria (rispettivamente al 35,4% e 34,1%). Diversamente invece, per quanto riguarda il settore Infrastrutture, che descrive le dimensioni della qualità infrastrutturale come la connettività e l’accessibilità ai trasporti, il punteggio della Campania di 104,1%, è ben al di sopra della media nazionale di 99,9% cosi come, per quanto riguarda la Salute, quello fatto registrare dalla Puglia di 119% risulta superiore alla media nazionale di 117,3%, segnali di investimenti strutturali che hanno migliorato l’accessibilità ai servizi e la qualità di vita.
I settori cosi definiti “Macroeconomici”, ed “Educazione di base” risultano molto omogenei tra di loro e perfettamente in linea con la media nazionale per tutte le regioni del Sud Italia.
Indice Efficienza
L’indice “Efficienza” comprende tre pilastri: “Istruzione superiore, formazione e apprendimento permanente”, “Efficienza del mercato del lavoro” e “Dimensione del mercato”. Per lo sviluppo di un’economia regionale, questi aspetti sono legati a una forza lavoro più qualificata e a un mercato del lavoro più efficiente.
La media nazionale si attesta su un valore di 80,4% molto superiore alla media delle Regioni del Sud Italia pari a circa 51 punti percentuali. Di pari passo il trend dal 2016 – 2022 denota un divario netto e costante in questi anni con la media nazionale seppur evidenziando un generale miglioramento per tutte le regioni escluso la Calabria che dal 2016 ha perso 3 punti percentuali passando da un valore di 44,3% fatto registrare nel 2016 ad un 41,7% nel 2022. Da sottolineare come fattore comune sia la flessione avuta nel triennio 2019-2022 dove ha inciso l’avvento della Pandemia Covid-19 specialmente sui pilastri riguardanti l’Istruzione e l’Efficienza del Mercato del Lavoro.
Nel dettaglio, analizzando complessivamente i singoli pilastri che compongono l’indice Efficienza, si denota una situazione generalmente negativa rispetto alla media nazionale, come precedentemente accennato, per quanto riguarda i pilastri ’Istruzione ed Efficienza del Mercato del Lavoro. L’unica eccezione è relativa al pilastro “Dimensione del Mercato”, utile per descrivere la dimensione del mercato a disposizione delle imprese e che dunque influenza direttamente la loro competitività. In quest’ultimo la Campania si attesta ad un valore pari al 75%, molto superiore alle altre regioni del Sud Italia anche se ancora distante dalla media nazionale (97,4 %). Questo pilastro, essendo direttamente connesso con le opportunità che dall’altro lato ha creato la pandemia, ci fornisce anche un’indicazione importante di quanto siano state pronte le aziende a diversificare ed ampliare il proprio mercato di riferimento adattandosi alla situazione contingente.
Indice Innovazione
L’indice Innovazione comprende i tre pilastri che sono i motori del miglioramento nella fase più avanzata dello sviluppo economico: “Technological readiness’”, “Sofisticazione Aziendale” e “Innovazione”. La media nazionale si attesta su un valore di 84,8% superiore alla media delle Regioni del Sud Italia pari a circa 65,8 punti percentuali. Il trend 2016-2022 evidenzia un miglioramento costante per tutte le regioni del Sud Italia in particolare per la Puglia che è cresciuta di 15 punti percentuali dal valore fatto registrare nel 2016. Anche per l’Indice Innovazione, evidente è la flessione avuta da tutte le regioni del Sud Italia nel triennio 2019-2022 dove particolarmente negativa è quella fatta registrare dalla Sardegna che ha subito una flessione di 13 punti percentuali.
Analizzando i singoli pilastri si denotano discreti risultati per quello relativo a “Sofisticazione aziendale” che mostra il livello di specializzazione e diversificazione aziendale, dove Campania e Puglia fanno registrare valori rispettivamente di 88,8% e 95,1% non lontano dalla media nazionale (101,9). Dall’altro lato invece bisogna evidenziare come la Sardegna abbia riportato una flessione dal 2019 di circa 20 punti percentuali.
Complessivamente i valori relativi alla “Technological readiness’”, che misura il livello di adozione delle tecnologie esistenti nelle aziende e P.A., risulta in linea con la media nazionale. D’altro canto invece bisogna continuare ad investire nell’ “Innovazione”, intesa come sviluppo di nuove tecnologie, producendo prodotti e processi all’avanguardia per mantenere il vantaggio competitivo dove, ad oggi, le Regioni del Sud Italia (57%) sono lontane dalla media nazionale (90,9%) seppur mostrando un andamento crescente rispetto al 2016 (43,2%).
Comments are closed.