In occasione della riunione interparlamentare dello scorso 3 novembre, il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo hanno avviato il dibattito sulle sfide della politica di coesione post 2027, rispondendo, sulla scia dell’Ottava relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale, all’iniziativa della Commissione.
Con l’Ottava relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale, la Commissione ha proposto una riflessione su come la politica di coesione dovrebbe evolversi ed adeguarsi per rispondere alle sfide di un mondo che sta cambiando velocemente.
I gruppi interparlamentari hanno quindi avviato una discussione su come la politica di coesione, continuando a perseguire i suoi obiettivi principali di rafforzamento della coesione economica, sociale e territoriale e di riduzione del divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni, dovrà e potrà modificarsi e modernizzarsi tra l’altro per rispondere più efficacemente alle sfide ambientali, digitali e demografiche e più in generale per sostenere la crescita e l’occupazione nei territori e particolare nelle aree svantaggiate
Con il Dossier del Senato su “Il futuro della politica di coesione: opportunità, sfide e prossime tappe” sono state tracciate le principali sfide della politica di coesione sul post 2027 e i ruoli e posizioni assunte dalle varie istituzioni coinvolte.
La politica di coesione costituisce il principale strumento d’investimento dell’Unione ed è finanziata dal Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’ UE e da Next Generation EU. I suoi principali programmi sono il Fondo sociale europeo plus, Fondo europeo per lo sviluppo regionale, Fondo di coesione e Fondo per una transizione giusta.
Le proposte per la politica di coesione dell’UE post-2027 saranno presentate dalla Commissione europea all’inizio del 2025, nel contesto della più ampia proposta concernente il prossimo QFP dell’UE.
Ma, già oggi, la Commissione si chiede come la politica di coesione può sostenere le transizioni verde e digitale rispondendo alle sfide demografiche evitando nuove disparità.
La Commissione si chiede anche come potrà portare innovazione a tutte le regioni, promuovere un’efficace cooperazione transfrontaliera e rafforzare i legami tra città e zone rurali.
La Commissione si chiede ancora come promuovere meglio l’inclusione sociale e la partecipazione al mercato del lavoro delle donne, delle persone con disabilità, dei giovani, dei lavoratori poco qualificati, dei migranti e delle minoranze etniche, e delle persone che vivono in zone svantaggiate.
La Commissione ritiene che la politica di coesione è in grado di rassicurare gli europei in tre modi:
- offrendo loro una prospettiva economica positiva per la loro regione;
- dando risposta alle loro preoccupazioni sulla qualità della vita, le opportunità di impiego e l’inclusione sociale;
- garantendo che i costi e i benefici del superamento delle nuove sfide siano condivisi in maniera equa.
In linea con l’obiettivo del Pilastro europeo dei diritti sociali di una convergenza sociale verso l’alto, la Commissione ritiene che dovrebbe essere avviato un ampio dibattito politico all’insegna di questi temi, per contribuire alla definizione della politica dopo il 2027:
- affrontare le nuove cause di disparità, garantendo una transizione equa
– rafforzando la resilienza e la capacità di reazione agli shock asimmetrici;
– aiutando le regioni a rispondere ai cambiamenti demografici;
– affrontando la pressione sulla democrazia e sui suoi valori; - rafforzare il ruolo delle regioni nella costruzione del futuro dell’Europa
– creando nuove prospettive economiche per le regioni meno sviluppate e periferiche;
– integrando l’innovazione in tutte le regioni;
– rafforzando la cooperazione transfrontaliera e interregionale;
-rafforzando i collegamenti tra le regioni urbane e quelle rurali e il ruolo delle città più piccole nel sostenere le zone rurali;
– rispondendo alle necessità delle regioni lasciate indietro;
– razionalizzando ulteriormente l’attuazione della politica di coesione a favore dei beneficiari e rafforzando il ruolo della politica di coesione per sbloccare gli investimenti pubblici e privati nelle transizioni verde, digitale e demografica aumentando gli investimenti nelle persone lungo tutto l’arco della vita;
– rafforzando le complementarità all’interno di altre politiche dell’UE.
All’Ottava relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale, il Consiglio dell’UE ha fatto seguire le sue conclusioni pubblicate il 2 giugno 2022 concernenti l’ottava relazione della Commissione sulla politica di coesione europea. Con le conclusioni, il Consiglio ha invitato la Commissione a esplorare le opportunità offerte dal rimborso basato sui risultati e a sfruttarlo al massimo, a proseguire gli sforzi per semplificare le norme e armonizzarle nell’ambito dei programmi dell’UE, nonché a valutare gli strumenti politici esistenti dell’UE prima di introdurne di nuovi, in modo da evitare sovrapposizioni tra di essi.
Anche il Parlamento Europeo ha cristallizzato la sua posizione sul futuro della politica d coesione adottando la risoluzione del 15 settembre 2022. Tra le tante, il Parlamento europeo ritiene che la riflessione sul futuro della politica di coesione post 2027 imponga di tenere ben presenti le conseguenze socioeconomiche che la Brexit comporta per le regioni dell’UE.
Il Parlamento chiede, inoltre, di considerare il declino demografico, che è più pronunciato nelle regioni rurali e il fatto che, entro il 2050, il 50% della popolazione dell’Unione vivrà in una regione in cui la popolazione è in via di diminuzione e di invecchiamento.
Con grande probabilità tali sviluppi si ripercuoteranno sul potenziale di crescita e sull’accesso ai servizi nelle zone rurali. Rispetto all’invecchiamento della popolazione, è fondamentale per il Parlamento europeo coinvolgere le generazioni più giovani nel futuro sviluppo delle loro regioni.
Infine, il Comitato europeo delle regioni sta lavorando proprio in questi giorni al parere futuro
della politica di coesione dopo il 2027. Il Comitato europeo delle Regioni, sottolineano che si dovrebbero utilizzare nuovi indicatori complementari a quello attuale basato sul PIL per definire l’ammissibilità alla politica di coesione per consentire di evidenziare le traiettorie delle regioni, anche a livello intraregionale.
Il Comitato europeo delle regioni inoltre sottolinea la necessità di razionalizzare e allineare la complessa
terminologia utilizzata in relazione alla politica di coesione, il che costituisce un presupposto fondamentale per migliorarne la visibilità e la titolarità nel periodo successivo al 2027, rendendola di più facile utilizzo sia per i beneficiari che per le autorità di gestione e di audit e per i cittadini dell’UE in generale.
Il Comitato europeo delle regioni infine sottolinea la necessità di comunicare meglio ai cittadini, a livello locale, regionale, nazionale e dell’UE, i risultati della politica di coesione, alla luce dei molteplici vantaggi che ne deriveranno, tra cui un impatto positivo sulla fiducia nelle istituzioni dell’UE.
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