La Settimana europea delle regioni e delle città, il più grande evento annuale dedicato alla politica di coesione dell’UE appena conclusa e si conferma un momento di confronto per discutere delle sfide comuni per le regioni e le città d’Europa partendo dai numerosi risultati conseguiti. La dimensione multiforme della politica di coesione vede coinvolti soggetti diversi e se anche il dibattito si muove in un panorama globale in rapida evoluzione, caratterizzato da sconvolgimenti tecnologici, cambiamenti demografici e imperativi ambientali, tutti condividono che il futuro della politica debba continuare a basarsi tanto sui luoghi quanto sulle persone. Ma per ben comprendere dove andremo, è bene fissare cosa sia la politica di coesione. Non si tratta infatti di trasferimenti di risorse ma investimenti tesi a migliorare la qualità della vita nei luoghi dove le risorse approdano.
Resta prioritario affrontare le disuguaglianze strutturali per sbloccare il potenziale economico non sfruttato. Tuttavia, aree critiche come la competitività, la polarizzazione, la mancanza di opportunità e le dinamiche globali di turbolenza, hanno dato impulso, proprio in questi ultimi mesi, ad un approccio riformista ma che conserva i termini della coesione. L’avvento di STEP e il sostegno di iniziative volte a rafforzare la competitività europea in settori strategici, ha dimostrato che la visione globale è corretta se ancorata all’obiettivo primario di colmare i divari tendo conto della natura e del grado di disparità tra i livelli di sviluppo nelle diverse zone dell’Europa.
L’Italia ha risposto positivamente alla proposta di riforma introdotta da STEP. I fondi di coesione, in particolare il FESR, Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale, ha dedicato una priorità di sviluppo e programmato risorse importanti per il raggiungimento degli obiettivi strategici della Piattaforma STEP.
Altro aspetto importante del dibattito sul futuro della politica di coesione è la governance e il modello di attuazione. L’esperienza del RRF ha aiutato a maturare l’idea che un altro modello è possibile. E ad ispirare una possibile contaminazione dei fondi della politica di coesione è l’impianto del RRF che poggia su Riforme e Investimenti. I Programmi della politica di coesione infatti scontano sempre il limite della capacità di attuazione. L’impianto RRF potrebbe quindi rappresentare una soluzione, se tuttavia non compromette il modello di governance multilivello che caratterizza i fondi della politica di coesione e che mettono al centro delle politiche di sviluppo il territorio con le sue articolazioni più prossime ai cittadini.
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