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Le Finanziarie regionali nell’evoluzione istituzionale e di mercato

Le Finanziarie regionali vivono complessivamente una fase di crescita, anche della consapevolezza del proprio ruolo. Come in ogni crescita non mancano le criticità.

Da un lato, l’ingente quantità di fondi che vengono potenzialmente messi a disposizione, soprattutto da infrastrutture di sostegno europee e, la crescente sofisticazione degli strumenti finanziari in cui si dichiarano, inducono le Regioni a rafforzare e ad ampliare la capacità di azione delle proprie Finanziare, concentrando in questi soggetti le capacità progettuali e il rapporto tecnico con gli operatori economici del territorio, facendo veri e propri ponti per “mettere a terra” le risorse disponibili.

Dall’altro, lo status giuridico e di vigilanza di queste realtà non aiuta a crescere: la massima parte non opera con come intermediario finanziario, e quindi non può svolgere attività che vengono in genere ritenute strategiche nell’allargamento dell’offerta (gestione diretta di credito agevolato, prefinanziamenti, arranging ecc), costrette a fare i conti con tariffe non sempre remunerative e la conseguente difficoltà di perseguire l’equilibrio finanziario.

Le Finanziarie che operano come intermediario ex art 106 T.U.B. si trovano invece alle prese con problemi opposti e speculari: costi fissi di controllo/compliance spesso elevati rispetto alla dimensione e alla capacità economica, divaricazione di prospettive tra soci pubblici e soci privati quando presenti.

Davanti a queste tensioni strategiche, un mero ritorno indietro, un reinsediamento nell’alveo di puro organismo operativo, quasi da back office della Regione non può essere la risposta. Il “mercato” – in questa sua nicchia costituita dalla gestione integrata e completa di strumenti finanziari di provenienza pubblica o pubblico/privata secondo buoni criteri d’impresa – sta chiedendo un ruolo maggiore, ma l’architettura regolatoria non consente di interpretarlo al meglio.

La crescita certamente rapida, ma non priva di turbolenze, che ha caratterizzato la prima fase di protagonismo delle Finanziarie regionali tra gli anni ’90 e la fine del secolo, anche sull’onda di una spinta verso forme federalistiche o regionalistiche di organizzazione dei rapporti economici e istituzionali, ha lasciato repentinamente il posto a una fase, pur inevitabile, di ristrutturazione e di ridimensionamento negli anni ’10, sull’onda di due difficoltà esogene più generali: quella della finanza locale e dei sistemi regionali, e quella del credito, in particolare delle piccole e medie istituzioni creditizie.

I percorsi di uscita da questa fase di ripiegamento sono già da tempo avviati, e ciascuna realtà sta cercando una propria strada specifica. Alcune costanti strategiche sembrano imporsi all’attenzione, e da esse si deve partire per sostenere questa evoluzione con un idoneo armamentario di proposte strategiche e adeguamenti legislativi e regolamentari.

Oggi, chi è intermediario, non rinuncia allo status, nonostante le difficoltà e i costi di compliance, che peraltro stanno aumentando.

Diverse Finanziarie hanno studiato o stanno studiano il modo di acquisire status più adeguati al ruolo (nella forma tipica dell’Intermediario finanziario ex art. 106 del Testo Unico Bancario, o nella forma della SGR). Il dialogo con l’Autorità di Vigilanza è, in materia, innegabilmente complesso.

La spinta all’ampiamento dell’attività verso aree di elevata complessità tecnica e di sofisticazione finanziaria è la cifra della massima parte dei piani industriali delle Finanziarie regionali.

La chiave strategica per la prossima fase di sviluppo delle Finanziarie regionali sembra dunque risiedere nella possibilità di individuare uno status intermedio tra puro organismo operativo e puro intermediario finanziario.

Per queste ragioni, ANFIR ha lanciato, con il supporto di Prometeia e CNR come advisor, un progetto per la riforma dello status giuridico-istituzionale delle Finanziare, che ha l’obiettivo di fornire entro la prima parte dell’anno, un quadro evolutivo con alcune opzioni percorribili, e offrire al legislatore e ai regolatori una proposta di riforma che interpreti le sfide di questa fase.

Vogliamo, con questo progetto, continuare a svolgere una funzione propositiva, di stimolo, anche nei confronti delle nostre Regioni, favorendo il confronto su best practices, e impegnandoci reciprocamente a riflettere su quanto le nostre Finanziare potrebbero fare, e magari ancora non fanno appieno, per favorire l’incontro tra risorse pubbliche e risorse private, per la crescita delle imprese dei nostri territori attraverso un effetto leva che massimizzi gli investimenti con il coinvolgimento di più operatori creditizi e istituzionali.

Nel frattempo, le Finanziarie proseguono nel loro percorso di innovazione sul campo, ciascuna sulla base delle esigenze dei propri specifici territori. Anche in questo campo di azione, ANFIR partecipa alla definizione di standard comuni, favorisce il dialogo con le istituzioni finanziarie pubbliche e private nazionali. Il protocollo di intesa CDP-ANFIR è nato nell’alveo di queste concrete esperienze e sta dando ottimi frutti.

Va ricordato in primo luogo il comune lavoro sui Basket Bond, che sono in breve tempo divenuti uno strumento riconosciuto ed efficace per attivare risorse pubblico-private a favore di imprese che, se lasciate sole nella pura dinamica domanda-offerta di credito, avrebbero avuto minore opportunità di sviluppo.

L’iniziativa di alcune delle Finanziarie regionali sui Basket Bond è stata veramente pionieristica. E quell’iniziativa ha consentito di offrire standard e best practices a tutti i territori interessati, con il volano che può garantire la collaborazione con CDP.

Sullo stesso piano va richiamato il lavoro sugli strumenti finanziari innovativi. Da tempo patrimonio delle competenze e delle esperienze di alcune delle nostre Finanziarie, questi ambiti possono essere ora sviluppati in maniera più diffusa anche grazie alla collaborazione con CDP, implementando un modello Fondo Rotativo Imprese regionale per l’utilizzo di risorse POR FESR, studiando forme di co-finanziamento agevolato regionale, strutturando forme di condivisione del rischio con CDP e le banche.

Tra gli strumenti innovativi che potremo concorrere a potenziare col sostegno di CDP, accanto al Venture Capital (invero da tempo protagonista dell’azione di diverse nostre Finanziarie) c’è ora anche il Venture Debt.

Una soluzione per finanziare imprese innovative in fase di crescita, che per un verso ha la struttura di un finanziamento a lungo termine e per l’altro una struttura di remunerazione basata sulla performance dell’impresa, senza effetti diluitivi sul capitale e invasioni di campo nella gestione, in modo da essere effettivamente appetibile per gli imprenditori dei nostri territori.

Sofisticazione tecnica e vicinanza all’impresa nell’”ultimo miglio”; efficacia da intermediari finanziari e trasparente funzionalità rispetto alle politiche regionali, qualificazione organizzativa manageriale e rigoroso controllo dei costi. Il quadro dei vincoli e delle opportunità che le Finanziarie regionali hanno di fronte è oggi chiaro e condiviso.

Diverse e specifiche saranno le interpretazioni. ANFIR cercherà di accompagnarle in una forma di “dialogo strategico” che coinvolga e stimoli tutti i protagonisti della nostra filiera.

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